20 raid russi in Siria, Obama: “Non è una guerra tra Usa e Mosca”

di Gabriella Ronza

Washington – I raid in Siria, da parte dell’aviazione russa, non si fermano. Nelle ultime 24 ore sono stati eseguiti più di 20 raid che hanno colpito nove postazioni dello Stato islamico, tra cui un posto di comando e un bunker vicino a Raqqa, la roccaforte del Califfato. Lo riportano le agenzie di stampa russe che citano il funzionario del Ministero della Difesa, Igor Konashenkov.

Konashenkov ha precisato, inoltre, che gli aerei Su-34M e Su-24M hanno preso parte agli attacchi. I jet russi hanno bombardato anche Qaryatain, città siriana nella provincia di Homs controllata dall’Isis, dove decine di cristiani, tra i quali padre Jacques Murad, sono tenuti in ostaggio. I jet russi hanno provocato almeno altre 7 vittime civili, secondo l’ong Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). La provincia di Idlib è controllata da una coalizione di gruppi armati islamisti, tra i quali i qaedisti di al Nusra.

Il primo ministro russo Dmitri Medvedev ha commentato così: “Stiamo proteggendo il popolo russo dalla minaccia del terrorismo, perché è meglio farlo all’estero che combatterlo dentro questo Paese”. “La Russia sfortunatamente ha una esperienza molto difficile nel contrastare il terrorismo” ha poi aggiunto.

Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, intanto, sottolinea: “Il regime di Assad cadrà. Questa non è una guerra tra Usa e Russia. Non è una partita a scacchi tra superpotenze”. “Con Putin abbiamo parlato della necessità di una transizione politica in Siria. – aggiunge – Ma sono stato chiaro: non si può riabilitare Assad. Vogliamo tenere aperte le porte della comunicazione con i russi, ma non si può lavorare insieme se non si riconosce che in Siria il governo deve cambiare”.

Per il presidente americano “la coalizione di Putin è con Iran e Assad, il resto del mondo è in coalizione con gli Usa” e “Il motivo per cui Assad è ancora al potere è perché la Russia e l’Iran sono stati disposti a sostenerlo”. In conclusione, Obama ha affermato che “I raid russi in Siria stanno rafforzando lo stato islamico” e che “L’intervento di Putin in Siria “è un segno di debolezza e non di forza perché il suo cliente, Assad, vacilla e quindi inviare denaro e armi non è più sufficiente”.

Intanto, il Pentagono sta valutando se gli Usa debbano usare la forza militare per proteggere i ribelli anti-Assad da essi addestrati in Siria nel caso in cui vengano bersagliati dai raid della Russia.

Il tema siriano, inoltre, sarà affrontato a Parigi nel corso di un vertice fra Hollande, Merkel e Putin convocato per la verifica degli accordi di Minsk sulla crisi ucraina. Il presidente della commissione esteri della Duma russa rivela che i raid dureranno tre-quattro mesi. E Teheran non esclude che Baghdad possa seguire l’esempio di Damasco e chiedere l’intervento dell’aviazione russa contro l’Isis ed altri gruppi terroristici.

Gli altri protagonisti mondiali della questione, assieme agli Usa, ossia Francia, Germania, Gran Bretagna, Qatar, Arabia Saudita e Turchia chiedono alla Russia di concentrare i propri raid in Siria solo sull’Isis. In un comunicato congiunto, reso noto dal ministero degli esteri di Ankara, si esprime la preoccupazione che l’intervento militare russo “finisca per dare forza all’estremismo e alla radicalizzazione”.

”Nessuno sta discutendo la dichiarazione. In generale, ho grandi sospetti su come e per quale scopo è apparso questo messaggio. Anche la sua forma è strana” ha commentato al riguardo con la tv Rossia 24 Vladimir Cizhov, rappresentante permanente della Russia presso la Ue.

Il ministro degli esteri siriano, Walid Al Moualem, parlando in Assemblea Generale al Palazzo di Vetro, ha annunciato che la Siria parteciperà al terzo round di colloqui guidati dall’Onu a Ginevra per trovare una soluzione pacifica al conflitto.

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