Ankara, strage al corteo della pace: 128 morti e oltre 500 feriti

di Redazione

Ankara – Si aggrava – salendo a 128 morti e 508 feriti, di cui 65 in gravi condizioni – il bilancio delle due violente esplosioni avvenute ieri durante un corteo per la pace ad Ankara, in Turchia, nelle vicinanze della stazione ferroviaria della Capitale. L’attacco terroristico arriva a tre settimane dalle elezioni politiche del primo novembre, ritenute decisive per il governo del presidente Erdogan.

Intorno alle 10 di sabato mattina due kamikaze si sono fatti esplodere in mezzo alla folla, poco prima dell’inizio della manifestazione organizzata per chiedere la fine delle violenze tra esercito turco e separatisti curdi del Pkk nel Sud-Est del Paese.

Nessuno finora ha rivendicato la strage ma per il premier Ahmet Davutoglu sono potenziali sospetti l’Isis, il Pkk e Dhkp-c, movimento di estrema sinistra.

Nell’annunciare tre giorni di lutto nazionale, il premier turco ha parlato di “episodio più doloroso della storia della repubblica”. “Condanniamo con forza questo attacco che prende di mira l’unità. Siamo contro ogni forma di terrorismo”, ha commentato il presidente Recep Tayyip Erdogan.

Per il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, “stiamo assistendo a un enorme massacro. Un atroce e barbaro attacco è stato compiuto. E’ una continuazione di quelli di Diyarbakir e Suruc”. Riferimenti, questi, è all’attentato a un suo comizio a Diyarbakir alla vigilia del voto di giugno, in cui morirono due persone, e a quello del 20 luglio a Suruc, con 33 attivisti morti.

In vista delle elezioni anticipate del 1 novembre, il Pkk curdo ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale nel conflitto con la Turchia in vista delle elezioni anticipate del primo novembre. Il partito ha invitato i suoi membri a non compiere più attacchi per garantire la sicurezza del voto, ma di essere comunque pronto a rispondere nel caso dovesse subirne da parte dell’esercito turco. Ipotesi, però, respinta dal governo turco.

Intanto, domenica migliaia di persone sono scese di nuovo in piazza nella capitale turca. I dimostranti, però, si sono dovuti accontentare di riunirsi sulla piazza Sihhiye, vicina al luogo dell’attentato, avvenuto davanti la stazione ferroviaria di Ankara. La polizia ha infatti effettuato cariche e usato gas lacrimogeni per disperdere quanti hanno tentato di raggiungere il punto esatto dove ieri i due kamikaze hanno seminato morte e terrore. Il bilancio della strage è intanto salito a 128 morti e 508 feriti, 65 di loro sarebbero in gravi condizioni, in base a quanto comunica il centro di coordinamento del governo.

Secondo il quotidiano filo-governativo turco Yeni Safak, uno dei due kamikaze sarebbe stato identificato come un uomo di 20/25 anni. L’altro suicida sarebbe una donna. Il giornale cita fonti degli inquirenti che sarebbero riuscite a recuperare frammenti di impronti digitali dai resti dell’ordigno. Al momento manca ancora una rivendicazione dell’attentato.

Erdogan, comunque, non intende cambiare i suoi programmi e, nonostante il sanguinoso attentato, come previsto si terranno il primo novembre le nuove elezioni anticipate, dopo quelle del 7 giugno scorso. “Rinviare le elezioni a causa dell’attacco è escluso, si tratta di un’opzione che non è stata neanche solo presa in considerazione”, ha chiarito un funzionario del governo, annunciando solo “un ulteriore rafforzamento delle misure di sicurezza, già alzate, ai comizi e alle manifestazioni elettorali, alla luce dei rischi crescenti”.

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