Emanuela Orlandi, archiviata l’ultima inchiesta

di Redazione

Roma – Il tribunale di Roma ha archiviato l’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, avvenute rispettivamente il 22 giugno e il 7 maggio 1983. Il provvedimento, su richiesta della Procura, è stato firmato dal gip Giovanni Giorgianni che ha respinto l’opposizione delle famiglie.

L’inchiesta vedeva sei indagati: monsignor Pietro Vergari, Sergio Virtù, Angelo Cassani, Gianfranco Cerboni, Sabrina Minardi e Marco Accetti.

Dopo aver valutato “l’imponente materiale investigativo” accumulato in oltre tre decenni, il giudice ha motivato la sua decisione con la mancanza di un “sufficiente grado di precisione, coerenza e concordanza” tale da “richiedere il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati”. L’ultimo filone d’indagine si era aperto nel 2008 con il coinvolgimento di alcuni elementi della banda della Magliana.

“Gli accertamenti probatori acquisiti nel corso delle indagini preliminari sono, allo stato, non provvisti della consistenza, neppure indiziaria, necessaria a sostenere l’accusa in giudizio e a giustificare un vaglio dibattimentale”. Lo scrive il gip Giovanni Giorgianni nelle 63 pagine di motivazioni all’archiviazione.

“Tutte le segnalazioni – è detto nel provvedimento – anche quelle fondate su meri sospetti, sono state accuratamente verificate. E molte di esse si sono rivelate il tentativo da parte di chi ha cercato di trarre un vantaggio dall’interesse sulla vicenda”. Secondo il magistrato, alla luce del lavoro investigativo svolto, le lacune emerse “non paiono utilmente colmabili con ulteriori approfondimenti”.

Ed a proposito dell’attendibilità dei soggetti che hanno parlato della sparizione delle due ragazze, all’epoca dei fatti quindicenni, il gip si sofferma sul fotografo Marco Accetti, che rimane indagato in un altro procedimento per calunnia ed autocalunnia, e la supertestimone Sabrina Minardi. La personalità del primo, secondo Giorgianni, “è caratterizzata da smania di protagonismo e da pubblicizzazione della propria immagine, con una spasmodica ricerca di accesso ai media e della loro costante attenzione”.

Un soggetto, in sostanza, inattendibile in quanto “portato a inventarsi storie e situazioni”. Quanto alla Minardi, il gip sottolinea come “l’esito negativo, al di là delle ulteriori versioni offerte dalla teste circa le modalità con le quali i rapitori si erano disfatti del cadavere della Orlandi, è dipeso dall’incapacità della Minardi di fornire informazioni precise ai fini dell’individuazione del luogo in cui il riferito disfacimento del cadavere fosse avvenuto”.

“Non ci arrendiamo, vogliamo la verità. Valuteremo con i nostri legali le azioni da intraprendere, anche il ricorso in Cassazione”. Così Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, commenta l’archiviazione dell’inchiesta. “Rinnovo quindi l’appello a Papa Francesco perché ci possa aiutare ad arrivare alla verità”, ha aggiunto Pietro Orlandi.

“Con questa archiviazione – ha aggiunto – c’è la volontà di qualcuno di non far emergere la verità. Non hanno vergogna con questo atteggiamento. A molti fa comodo questa archiviazione”. “Come famiglia – ha concluso – cercheremo di non far dimenticare questa vicenda, di tenere sempre alta l’attenzione. Con gli avvocati studieremo quello che si può fare. Comunque è imbarazzante l’atteggiamento del Vaticano, che considero la mia famiglia. E’ un vicenda che li riguarda e per primi dovrebbero pretendere la verità”.

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