“Sabotare la Tav”, assolto Erri De Luca: il fatto non sussiste

di Redazione

Erri De Luca è stato assolto a Torino, “perché il fatto non sussiste”, dall’accusa di istigazione a delinquere. La sentenza è stata accolta dagli applausi dei numerosi No Tav presenti in tribunale a Torino. Il pm Antonio Rinaudo, che con il collega Andrea Padalino ha condotto le indagini, aveva chiesto una condanna a otto mesi di reclusione con le attenuanti generiche perché “con la forza delle sue parole ha sicuramente incitato a commettere reati”.

“E’ stata impedita una ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul presente prossimo”. Sono le prime parole pronunciate da De Luca che in aula aveva confermato la propria “convinzione che la linea sedicente ad Alta Velocità va intralciata, impedita e sabotata per legittima difesa del suolo, dell’aria e dell’acqua”. “I miei colleghi stranieri continuano a non capire il perché di questo processo, io sono tranquillo”, ha aggiunto.

“Rispettiamo la decisione del giudice, non ne faremo una battaglia campale, ma nei momenti di tensione sociale ci sono dei limiti che soprattutto gli intellettuali dovrebbero rispettare”, ha affermato l’avvocato Alberto Mittone, legale di Ltf, la società italo-francese che si è occupata del progetto e delle opere preparatorie della Torino-Lione che nel settembre 2013 aveva denunciato Erri De Luca..

“Ora mi sento tornato un cittadino qualunque. Ma La Valle di Susa resta una questione che mi riguarda”, ha aggiunto De Luca subito dopo la sua assoluzione, sottolineando: “Di questo processo mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto, in Italia e in Francia”. “La sentenza – ha proseguito – ribadisce il valore dell’articolo 21 della Costituzione. Ho letto sui giornali della telefonata di Hollande a Renzi, ma non credo che abbia influito sulla sentenza”.

Lo scrittore napoletano era accusato di istigazione a delinquere per alcune interviste in cui sosteneva che “la Tav Torino-Lione va sabotata”. “Anche se non fossi io lo scrittore incriminato – aveva detto De Luca – sarei comunque qui dove si sta compiendo un esperimento, un tentativo di mettere a tacere parole contrarie”. Lo scrittore ha detto di sentirsi “parte lesa” nei confronti “di ogni volontà di censura e sono in quest’aula per sapere se il capo d’accusa invaliderà l’articolo 21 della Costituzione”. “Ciò che è costituzionale – ha proseguito – si decide e difende in luoghi pubblici come questo, come le scuole, le prigioni, i luoghi di lavoro, le frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Si decide al piano terra della società”.

Quanto alle accuse, De Luca aveva osservato che “sono incriminato per aver usato il terminesabotare, un termine che considero nobile, perché praticato da figure come Ghandi e Mandela, e democratico. Sono disposto a subire la condanna penale – aveva concluso – ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. Si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica”.

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