Quindici (Avellino) – Nella villa-bunker confiscata ai boss della famiglia camorristica Graziano, a Quindici (Avellino), si produrranno maglie destinate alle forze dell’ordine.
L’intimidazione dei giorni scorsi, con proiettili esplosi contro la facciata dell’edificio, non ha fermato l’inaugurazione del maglificio che porta il nome di Nunziante Scibelli, una vittima innocente della faida tra i Cava e i Graziano. Il 31 ottobre del 1991 Scibelli era in auto, sulla strada tra i comuni di Lauro e Quindici, e aveva accanto a sé la moglie incinta, quando cadde sotto una raffica di colpi sparati da un’auto che lo aveva affiancato. Si trattò di un errore, al culmine della faida tra i clan Cava e Graziano. A far fuoco sarebbero stati propri i vertici della famiglia Graziano, Felice e Antonio: l’auto che guidava Scibelli – purtroppo – era del tutto simile a quella in cui abitualmente viaggiava Biagio Cava, il capo clan avversario.
Tra i primi sette lavoratori, selezionati attraverso un avviso pubblico dalla cooperativa Oasiproject che gestirà il maglificio “100Quindici Passi” per la realizzazione di maglieria tecnica destinata alle forze dell’ordine, c’è Sebastiano Scibelli, fratello di Nunziante, che nel 1991 era poco più di un bambino.
L’intimidazione, sulla quale indagano le forze dell’ordine, alla fine si è rivelata una sorta di boomerang per i suoi autori. A Quindici sono arrivati, insieme al patron di Libera, don Luigi Ciotti, il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosi Bindi, e numerosi parlamentari. Una delegazione del M5S è arrivata in pullman. Con loro i vertici regionali di carabinieri e polizia di Stato e numerosi magistrati della Dda di Napoli. Tutti assieme per lanciare un chiaro segnale, come la stessa Bindi ha sottolineato, ringraziando istituzioni, associazioni come Libera e volontari: “Quando lo Stato e le istituzioni vogliono, quando la società reagisce, le intimidazioni vengono respinte e su questo percorso è possibile sconfiggere le mafie”.