‘Ndrangheta a Roma, arresti e sequestri. Indagato ex capogruppo Idv

di Redazione

Roma – Un altro colpo agli affari della ‘Ndrangheta nella Capitale. I finanzieri del comando provinciale e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno eseguito sei ordinanze di custodia cautelare tra la Capitale e Bergamo ed effettuando il sequestro di immobili, società e conti correnti per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro, contestando a 17 indagati i reati di usura, abusiva attività finanziaria, intestazione fittizia di beni e riciclaggio di denaro di provenienza illecita, aggravati dalle modalità mafiose, in quanto legati alla cosca Mancuso di Limbadi (Vibo Valentia).

I provvedimenti cautelari rappresentano la sintesi investigativa ed il punto di incontro di due filoni d’indagine, condotti, in una prima fase autonomamente, dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e dal Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, poi riuniti grazie al coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma.

Le Fiamme gialle hanno compiuto accertamenti specifici sui conti correnti dell’ex capogruppo alla Regione Lazio dell’Italia dei Valori, Vincenzo Maruccio, arrestato per peculato nel novembre del 2012, proprio dal Valutario. Maruccio era emerso, inoltre, negli approfondimenti espletati dagli specialisti del Gico, quale prestanome – unitamente a molti altri indagati (tra cui la moglie, la madre e la collaboratrice domestica del politico stesso) – di Luigi Ferruccio Bevilacqua, imprenditore di origini calabrese al quale, nell’ottobre 2009, era stata irrogata la misura dell’obbligo di dimora a Roma, anche perché considerato vicino al clan Mancuso di Limbadi.

Gli investigatori sottolineano la circostanza che Bevilacqua non si fosse mai effettivamente dissociato dall’ambiente d’origine, ricevendo le cosiddette “imbasciate” sino a Roma, ove aveva creato il suo “impero”, nonché partecipando a riunioni in Calabria. Emblematico il contenuto di alcune intercettazioni: “…siamo sempre vicini, SIAMO SEMPRE UNA FAMIGLIA…QUESTO NON C’E’ DUBBIO…UNA FAMIGLIA PIENA DI AFFETTO, DI BONTÀ E DI TRASPARENZA E DI PERBENISMO…”).

Dalle complessive indagini è emerso come Bevilacqua, abbandonato il territorio d’origine, abbia proseguito nell’attività di usuraio, cominciando ad investire i correlati proventi illeciti nel mercato legale romano, acquisendo – fittiziamente e, appunto, tramite prestanomi – importanti e note strutture societarie romane, operanti prevalentemente nel campo della ristorazione nonché immobili in Italia e all’estero.

Nel ruolo di promotore ed organizzatore delle condotte delittuose poste in essere, Bevilacqua ha diretto tutte le attività illecite, avvalendosi dei figli nonché di altri fidati collaboratori e soggetti compiacenti, tra cui, su tutti, Maruccio e Anello Rocco, già consigliere della Provincia di Catanzaro e candidato alla carica di sindaco di Curinga (Catanzaro), nelle elezioni amministrative del 2013. Ciò attraverso la tecnica di intestare fittiziamente beni e di attività a terzi compiacenti, al fine di schermarne l’effettiva titolarità.

Sequestrati bar, ristoranti, pescherie, attività di commercio di orologi, tutti nella zona di piazza Bologna: queste le iniziative imprenditoriali dei Bevilacqua nella Capitale gestite attraverso una fitta rete di prestanome. Tra i locali in mano agli arrestati anche il noto “M’addubbai” di via Livorno. Cautelate anche tre società di diritto svizzero, operanti nel settore immobiliare e del commercio in genere, nonché tre lussuose ville site a Miami Beach (Florida – Usa). L’ammontare dei beni in sequestro ammonta, allo stato, ad oltre 5 milioni di euro.

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