Roma – E’ stato soprannominato il Re Mida della Sanità italiana, poi finito nelle inchieste di Tangentopoli. A 86 anni l’ex direttore generale del Servizio farmaceutico nazionale del ministero della Sanità, Duilio Poggiolini, con un patrimonio negli anni Novanta stimato in oltre 300 miliardi di lire, era uno degli ospiti più anziani di un ospizio fuorilegge allestito da tre anni in una villa privata nelle campagne di Casalotti, alle porte di Roma.
La casa, gestita da una donna con la figlia poi denunciate, era autorizzata ad ospitare 8 persone, ma ne accoglieva 14. Sei dormivano in un’unica stanza, un bagno era senza finestre. Mesi fa la polizia municipale aveva provato a ispezionare la casa di riposo privata, trovando però l’opposizione della titolare. Erano quindi partiti gli accertamenti dopo un esposto in Procura.
Dal vertice della Sanità a una anonima e squallida casa di cura abusiva per anziani: è parabola discendente di un potente, che prima di Mani pulite, era presidente della Commissione per i prodotti farmaceutici dell’allora Comunità economica europea, oltre che numero due della Commissione della Farmacopea italiana.
Secondo quanto accertato dal pool di Milano e dai giudici di Napoli, Poggiolini – che all’apparenza conduceva uno stile di vita monacale, legatissimo alla moglie Pierr di Maria – veniva pagato dalle case farmaceutiche per manipolare i prezzi delle medicine. Alla fine fu condannato con 4 anni e quattro mesi di reclusione: su quaranta episodi di corruzione ipotizzati dai pm, venti trovarono conferma al processo.
Ventidue anni fa la perquisizione della sua villa all’Eur fece epoca: 10 miliardi di lire spuntarono da un pouf in salotto, ma erano solo la parte più piccola del tesoro accumulato da Poggiolini (catturato in clinica a Losanna, dove era sotto falso nome) e dalla moglie Pierr De Maria, scomparsa nel 2007.