Caserta – Vasta operazione dei carabinieri della stazione di Grazzanise, appartenenti alla compagnia di Capua, e della squadra mobile di Caserta contro lo spaccio di droga gestito dalla camorra. 19 persone, ritenute legate alle fazioni Bidognetti e Schiavone del clan dei casalesi e al clan “Vanella-Grassi” di Secondigliano (Napoli), sono state arrestate su provvedimento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli.
Nel corso delle perquisizioni nelle abitazioni degli indagati, i militari e i poliziotti hanno sequestrato 200 grammi di cocaina (con l’arresto di altre due persone), diverse munizioni e circa 20mila euro in contanti. Sequestrati anche parti di armi e capi d’abbigliamento falsi.
Secondo quanto accertato dagli investigatori, il clan dei casalesi, attraverso i figli di elementi di spicco della cosca, acquistando la droga dal gruppo camorristico napoletano della Vanella-Grassi, ha gestito direttamente lo spaccio della droga sul territorio casertano mentre negli anni si occupava esclusivamente di finanziarne il traffico. I pusher del clan vendevano le sostanze stupefacenti anche a Casal di Principe, a San Cipriano d’Aversa, Villa Literno e altri comuni limitrofi.
Tra le 19 persone arrestate figurano anche Ettore e Giuseppe Pacifico, figli di Dionigi Pacifico, arrestato di recente dalla squadra mobile di Caserta e ritenuto elemento di spicco dei casalesi. In passato l’attività di spaccio di droga nelle roccaforti del clan era severamente vietata e i boss la punivano anche con la morte.
GLI ARRESTATI – In carcere sono finiti: Luigi Alamaro, 24 anni, di Napoli; Abdelmonam Baazaoui, tunisino, 30 anni; Vincenzo Chiarolanza, 53, di Villa Literno; Marco De Vivo, 36, di Napoli; Carmela Del Sole; 26, di Napoli; Rosa Del Sole, 31, di Napoli; Domenico Della Corte, 23, di Villa Literno; Guido Frascogna, 41, di Grazzanise; Cristina Gravante, 51, nata a Formicola; Rosaria Imbriani; 37, di Napoli; Franco Necci, 39, di Capua; Addolorata Orefice, 43, di Napoli; Ettore Pacifico, 28, di Napoli; Giuseppe Pacifico, 30, di Napoli; Domenico Russo, 34, nato a Ferrara.
Ai domiciliari: Ciro Atitanese, 32 anni, nato a Castellammare; Fabio Bencivenga, 21, nativo di Santa Maria Capua Vetere; Michele Della Cioppa, 31; Luisana Della Volpe, 30, nata ad Aversa.
L’INDAGINE – L’attività investigativa, condotta dal novembre 2013 ad oggi, ha consentito di accertare l’esistenza di due gruppi criminali ben organizzati, di cui uno diretto da Luigi Palamaro, alias “Salvatore”, tra Napoli e dintorni, e l’altro facente capo a Ettore Pacifico e Vincenzo Chiarolanza, tra Casal di Principe e Villa Literno. Il gruppo di Palamaro aveva le proprie basi tra Napoli, Melito, Giugliano, Aversa e comuni limitrofi, avvalendosi di diverse persone nel traffico di droga. Proprio a Palamaro si rivolgeva il gruppo Pacifico-Chiarolanza per approvvigionarsi della droga che provvedeva a vendere nella zona tra Casal di Principe, Villa Literno, Grazzanise e Bellona, dove l’organizzazione si avvaleva di una fitta rete di pusher.
IL LEGAME CON LA CAMORRA – Gli appartenenti ai gruppi, secondo gli inquirenti, erano inseriti stabilmente o hanno legami di parentela con esponenti di spicco dei clan dei casalesi (attraverso la figura di Dionigi Pacifico, già braccio destro del boss Vincenzo De Falco, alias “O Fuggiasco”, storico capogruppo dei casalesi fino alla prima guerra di camorra) e con i cosiddetti “Girati” di via Vanella Grassi di Napoli, opposti agli “Scissionisti” di Scampia-Secondigliano (Rosa Del Sole, fanno rilevare gli inquirenti, è cognata di Gennaro Ricci, alias “‘O Mellone”, ritenuto capo emergente della piazza di spaccio di Scampia per contro del gruppo Leonardi della Vanella Grassi, ucciso a colpi d’arma da fuoco nell’agosto 2012, nell’ambito della faida tra i due gruppi rivali).
La droga sorvegliata in abitazione con bunker – Durante le indagini è emerso che la droga del gruppo Pacifico-Chiarolanza era sorvegliata da uno degli arrestati, il tunisino Baazaoui, in un immobile a Villa Literno di proprietà di Vincenzo Chiarolanza. Immobile già sottoposto a sequestro penale, e affidato in custodia allo stesso Chiarolanza, in quanto fu riscontrata la presenza di un bunker costruito per ospitare l’eventuale latitanza di qualche esponente del clan dei casalesi.