Spese pazze in Sardegna, il sottosegretario Barracciu a giudizio: si dimette

di Redazione

Francesca Barracciu si è dimessa da sottosegretario ai Beni culturali. L’annuncio arriva a qualche ora di distanza dalla notizia che il gup di Cagliari ha disposto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sul presunto uso illecito dei fondi dei Gruppi del Consiglio regionale della Sardegna.

L’accusa per Barracciu è di peculato aggravato; il pm contesta all’esponente del Pd spese per 81 mila euro effettuate quando sedeva nei banchi del Consiglio regionale.

“La notizia del rinvio a giudizio mi colpisce ed amareggia – spiega Barracciu in una nota – sia dal punto di vista personale, sia da quello dell’impegno e del lavoro che ho profuso in questi anni di politica ed amministrazione e che ho continuato a mantenere anche al governo”. E aggiunge: “Con lo spirito di responsabilità che da sempre mi accompagna” e per “evitare che strumentalizzazioni politiche e mediatiche coinvolgano l’attività del Governo”, io “ritengo doveroso dimettermi dall’incarico di Sottosegretario ed avere tutta la libertà e l’autonomia necessarie in questa battaglia dalla quale sono certa uscirò a testa alta”.

La vicenda giudiziaria è cominciata all’indomani delle primarie del centrosinistra – vinte dalla stessa Barracciu – per la scelta del candidato alla regionali 2014. Allora l’ex europarlamentare aveva ricevuto un avviso a comparire, assieme ad altri 33 ex colleghi di gruppo, in cui le veniva contestata una cifra pari a 33 mila euro che, come lei stessa ha sostenuto in interrogatorio, erano stati utilizzati tutti in rimborsi benzina per viaggi in auto in giro per la Sardegna collegati alla sua attività politica.

Tornata davanti agli inquirenti per un secondo interrogatorio, l’onorevole non sarebbe riuscita – almeno secondo quanto riferito dagli stessi pm – a dare una spiegazione alle tante incongruenze riscontrate dalle successive indagini della procura e nemmeno su una seconda tranche di fondi percepiti e contestati pari a 45mila euro circa.

Dopo le polemiche, Barracciu aveva deciso di fare un passo indietro, lasciando spazio alla candidatura dell’attuale presidente della Regione, l’economista Francesco Pigliaru. La Procura aveva continuato con i suoi accertamenti dai quali sarebbe saltata fuori un’ulteriore spesa considerata impropria dall’accusa: circa 3.600 euro per un convegno organizzato dalla società Evolvere, in cui era personalmente interessata. A seguito degli sviluppi dell’indagine, il pm Marco Cocco aveva chiesto per Barracciu, frattanto divenuta sottosegretario, l’interdizione dalla carica che però era stata respinta dal gip.

Nel richiedere il provvedimento, il rappresentante dell’accusa aveva insistito sulle troppe incongruenze riscontrate nelle memorie difensive presentate dall’onorevole, oltre che su una telefonata fatta da Barracciu a un regista sardo. Per il pm quella chiamata – in cui l’onorevole ricordava al regista di essere diventata sottosegretario alla Cultura per poi annunciargli che sarebbe potuto essere convocato come testimone nell’ambito dell’inchiesta in cui era coinvolta – era un tentativo di inquinare le prove, mentre per il giudice, che ha respinto la richiesta, solo una condotta “scomposta e deplorevole”.

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