Aversa – Iniziamo con le donne: Francesca Marrandino e Nicla Virgilio. Poi abbiamo: Elia Barbato, Gianpaolo dello Vicario, Paolo Galluccio, Michele Galluccio, Mimmo Palmieri, Marco Villano, Antimo Castaldo, Paolo Santulli, Mimmo Ciaramella, Pasquale Giuliano, Lello Ferrara, Nicola Graziano, Enrico de Cristofaro, Sergio di Meo, Giuseppe Sagliocco, Rosario Capasso, Luca De Rosa, Vito Faenza, Nicola de Chiara, Nicola Caputo, Stefano Graziano, Lucio Romano.
Questi sono solo alcuni dei nomi che (a torto o a ragione, perché si sono autocandidati o sono stati candidati da altri o si sono sganciati da ogni tipo di candidatura) gironzolano intorno a quella poltrona al momento occupata dal prefetto Mario Rosario Ruffo. E, si badi bene, mancano ancora i nomi di quei candidati che i cinquestelle dei due meetup aversani lanceranno sul web per le proprie primarie informatiche. Oltre, ovviamente, agli outsider di qualche lista civica che già fa capolino tra Facebook e Twitter.
Siamo, insomma, al delirio di onnipotenza. Al tutti possiamo farlo e, meno male, perché l’autostima è un ottimo propulsore, ma può essere anche un micidiale handicap.
Tutti bravi, anzi bravissimi, nei rispettivi settori in cui esercitano, ma non tutti in grado di amministrare una città difficile come Aversa. Una cosa è, ad esempio, essere un bravo medico, un’altra un bravo politico-amministratore. Come anche la storia della nostra città ha dimostrato nel passato.
Il sindaco deve avere sì un legame forte con i cittadini, ma deve avere anche quella autorevolezza (non autorità, si badi) che deriva da un mix di capacità (senza scomodare il carisma) e ti porta ad essere seguito, ascoltato. Un sindaco deve sapersi servire di tecnici, di esperti e di consiglieri oggettivi che non siano una corte di inutili yes-man che fanno male prima che a lui alla città. Un sindaco deve essere uno che il giorno dopo che si è alzato dalla poltrona più importante della città, torni a fare quello che faceva prima senza utilizzare i rapporti e le conoscenze strette nel corso del suo mandato per…vivere.
Ce ne sono tra quei nomi e tra quanti ne verranno fuori da qui alla prossima primavera? Certamente sì. Noi, nel nostro piccolo, crediamo che sia necessario, al di là dell’ideologia, che oggi, almeno se non si considerano gli opposti, è rappresentata da un unico mix informe, si debba puntare su un nome che abbia tutte queste caratteristiche. Ovviamente, ognuno le riscontrerà nel “suo” candidato, ma, credo valga la pena tentare di puntare su nomi di qualità, chiedendo loro anche di fare qualche sacrificio rinunziando a qualche guadagno in più a livello professionale o a comode rendite di posizione per quelli impegnati in cariche istituzionali.
A loro, che certamente hanno capito a chi mi riferisco, chiedo di iniziare a pensare sin da ora prima di dire ‘no’. Aversa ha bisogno di voi. Che bello sarebbe avere tre ottimi candidati per i tre schieramenti principali (centrodestra, centrosinistra e M5S) con altrettanti ottimi programmi e squadre di assessori che, sia ben chiaro, per trasparenza verso gli elettori, dovrebbero essere rese note prima del voto, anche per fare in modo che non ci sia chi è pronto a spendersi per qualsiasi bandiera.