Casapesenna (Caserta) – Sarebbe stato un agente di polizia ad aver preso l’ormai famigerata penna usb sottratta dal bunker di via Mascagni, a Casapesenna, dove il 7 dicembre del 2011 fu catturato il boss Michele Zagaria. Il nome del poliziotto, in servizio a Napoli, allora facente parte della squadra guidata dall’ex dirigente della mobile partenopea, Vittorio Pisani, è stato inserito agli atti depositati ieri all’ottava sezione del Tribunale dei Riesame.
A fare il nome dell’agente è stata Rosaria Massa, la donna che per cinque anni ha ospitato, insieme al marito Vincenzo Inquieto, il boss Zagaria nel bunker costruito sotto la sua casa. Massa lo ha riconosciuto tramite una fotografia che le hanno sottoposto i carabinieri del Ros e i pm dell’antimafia che curano l’indagine.
La scomparsa della pen drive emerse durante un’intercettazione tra i fratelli imprenditori Raffaele e Augusto Pezzella, nell’ambito di un’altra inchiesta che sgominò una rete di imprenditori che si fingevano vittime della camorra. La penna sarebbe stata pagata 50mila euro dall’imprenditore Orlando Fontana, secondo quanto sostiene la Procura.
Di pen drive Zagaria ne avrebbe avute tre, ma una in particolare, a forma di cuore con incastonati brillantini tipo Swarovski, e legata ad un ciondolo, sarebbe stata quella più “preziosa”. “Ricordo che la mattina delle operazioni del 7 dicembre era posizionata sulla mensola della cucina, appesa a un vaso. Ho visto che questa pennetta venne sequestrata, nel senso che venne materialmente presa da uno dei poliziotti che stavano conducendo le operazioni di cattura ed era uno degli stretti collaboratori del dottor Pisani”, ha riferito agli inquirenti la donna. “Non saprei che fine ha fatto”, ha sottolineato, così come al momento non è dato sapere cosa contenesse quella memoria portatile.