I carabinieri di Catania, Trapani e Vibo Valentia, insieme a personale del Nucleo Cinofili di Nicolosi e un’unità volo dell’Elinucleo catanese, hanno dato esecuzione a 22 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di altrettante persone, tutte pregiudicate e la maggior parte delle quali residenti nella zona sud della Provincia di Siracusa, ritenute facenti parte di un sodalizio criminale ben strutturato dedito allo spaccio di droga, principalmente del tipo eroina e cocaina. Altri due indagati risultano al momento irreperibili.
L’attività di indagine ha avuto inizio nel dicembre 2009 quando le risultanze di una pregressa attività condotta dalla stazione carabinieri di Avola e l’attività info-investigativa condotta d’iniziativa dall’aliquota operativa del Norm della compagnia di Noto consentivano di aver compiuta notizia di una fervida attività di spaccio di sostanze stupefacenti nella zona sud della provincia di Siracusa, in particolare nel territorio dei comuni di Noto ed Avola.
Elemento significativo è il linguaggio criptico utilizzato da tutti gli associati per riferirsi allo stupefacente, diversi i termini solitamente utilizzati in tal senso: “cavalli”, “cavallo piccolo”, “giumenta” “mezzo cavallo” “biruccino”, per indicare non solo le quantità ma anche il tipo di stupefacente ordinato, oppure “motore”, “centralina” “pezzo” per indicare la qualità dello stesso. In alcuni casi, nonostante le cautele adottate al riguardo dai sodali, il complessivo tenore della conversazione svelava in modo evidente che il vero oggetto del dialogo era costituito da partite di stupefacente.
Nel corso dell’indagine sono state effettuate 39 intercettazioni su utenze telefoniche; 4 intercettazioni “tra presenti”; 3 installazioni Gps; 1 installazione video; 4 intercettazioni audio-video. Effettuati 10 arresti in flagranza per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti e sono stati sequestrati quasi trecento grammi di droga, di cui 200 grammi di cocaina e 80 grammi di eroina.
Il nome dell’odierna operazione “Kepha” deriva dall’aramaico che vuol dire “roccia, pietra”. Il nome di tradizione biblica è il soprannome che Gesù diede all’apostolo Simone nella famosa frase “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa”. La denominazione scelta, per un verso, evoca la specifica natura dello stupefacente sequestrato durante l’attività investigativa, stupefacente che si presentava in cristalli, in “pietra” appunto, caratterizzato da una elevata purezza e, quindi, da una altissima potenzialità lesiva e da una eccezionale capacità di guadagno per le dosi singole commerciali ricavabili.