“Negli ultimi 20 anni l’Italia ha parlato tutti i giorni di riforme e negli ultimi 20 mesi le riforme sono state realizzate. Non esprimo un giudizio di merito: c’è chi apprezza e c’è chi contesta, ma in 20 mesi si è fatto ciò che è stato rimandato per 20 anni”.
Così Matteo Renzi nel suo intervento da via Rovello, sede della società Expo 2015 e del Piccolo Teatro, dove ha presentato il progetto del governo “Human Technopole. Italy 2040”, un centro di ricerca e tecnologia applicata da realizzare sull’area dell’esposizione universale.
Rivolge poi un saluto particolare al commissario dell’evento che si è da poco concluso a Milano: “Dico grazie a Beppe. Non posso dire altro per ovvi motivi; grazie di cuore per la dedizione con cui ha seguito l’Expo” afferma il presidente del Consiglio facendo riferimento ad una possibile candidatura di Sala a sindaco di Milano per il Pd.
Tornando al dopo Expo, Renzi annuncia che il progetto “è quello di un grande centro di ricerca mondiale sulla genomica, il big data, la nutrizione, il cibo, la sostenibilità”. E spiega: “Ci son 12-15 grandi iniziative al mondo su questi temi, ma nessuna di esse è interdisciplinare e mette l’uomo al centro. Per questo obiettivo devono collaborare pubblico, privato, centri di ricerca e start up”. Per realizzare il progetto nell’area Expo “bisogna partire da subito per dare il senso della missione: non diventi l’area del nostro rimpianto” esorta il premier e assicura che il governo è pronto ad investire “150 milioni l’anno per i prossimi 10 anni”.
“L’Expo – aggiunge – è stato simbolo di chi non si rassegna ed è stato un grande successo”. L’Italia, “non è un concentrato di problemi, dobbiamo essere capaci di generare talenti smettendo di compiangerci”, afferma il presidente del Consiglio dal Piccolo di Milano, ricordando gli incoraggianti dati Inps da leggere in chiave lotta al precariato: “Sono il segno di una novità”.
Rivendica, dunque, i risultati delle “riforme organiche” avviate dal suo governo e guarda al futuro: “La domanda ora è come vogliamo essere fra 20 anni”. Questo governo, ricorda, “è il numero 63 e io il presidente del Consiglio numero 27: tornare ad avere un governo ogni cinque anni è una prima riforma molto semplice, che non ci porta ad essere visionari, ma ad essere in linea con quanto accade altrove”.