Napoli, “The war is over”: in mostra la gondola armata

di Redazione

“The war is over” è il titolo di un’opera di Cristiano Carotti, del 2013, nella quale l’artista ha sentito (forse) per la prima volta l’urgenza di porre fine alle ostilità, con se stesso e con la sua arte.

Sarà perché la sua creatività esplode – sempre – con la furia di un vulcano, sarà perché tutti nella vita aspiriamo a momenti di pace e di tranquillità, ma è un dato di fatto che nel progetto espositivo “Redux” Cristiano Carotti sembra rassegnarsi alla calma, preda di quel silenzio ovattato, quasi surreale, che intorpidisce anche gli animi più ribelli.

Ma la guerra è davvero finita? O siamo di fronte a una pace armata? Il silenzio dei bombardamenti è ancora assordante, i dipinti “esplodono” di colore sulle pareti scure raccontano attraverso la gestualità materica quanto è accaduto nel suo fervido immaginario, le azioni militari e le gesta dei caduti sul campo.

L’allestimento, pensato per trasmettere una sensazione diffusa di empatia e immersività, trasforma gli spazi della galleria in un memoriale postatomico, da percorrere in religioso silenzio, con l’animo aperto a ritrovare il sentimento smarrito della solidarietà tra gli uomini. L’imponente tavola Explosion n. 1 coglie l’attimo della deflagrazione, proietta lampi di colore in tutte le direzioni, descrive il collasso che anticipa la catastrofe; le fanno eco Explosion n. 2 e Explosion n. 3, due funghi atomici turbinosi che si innalzano nel cielo infuocato. Anche la natura tuona, erutta il vulcano di Vesuvio sullo sfondo di un cielo sereno tinto di speranza.

Al centro l’imponente Black Swallow-V14, la gondola armata che porta sullo scafo i segni della battaglia combattuta all’ultima Biennale di Venezia, per spronare il sistema dell’arte a ritrovare quella passione d’amore che non sottostà alle leggi del mercato, ma che ci spinge a salvaguardare – anche con l’uso delle armi – la nostra umanità.

Costruita con il contributo della galleria Al Blu di Prussia in collaborazione con All Around Art, Black Swallow-V14 è il nucleo dell’esposizione napoletana. Vicino c’è Redux – busto in gesso policromo a penna blu e matita, realizzato con tecniche ortopediche e dipinto a mano con l’affettuosità di un amico che scarabocchia l’ingessatura per abbellirla – sopravvissuto alla guerra, ferito e segnato da cicatrici indelebili.

Redux rappresenta la battaglia dell’uomo per la vita, mossa dalle passioni e dall’amore, e sancisce l’unione simbolica della frattura tra le immagini archetipiche e le iconografie ispirate allo junghiano “Sè cosciente”: infatti, proprio il ritratto di C. G. Jung, veglia sulla battaglia. L’universo psichico di Jung ispira anche Uragano. Sulla maschera, calco del volto dell’artista, è dipinta un’arpia simbolo dell’anima per Jung: l’anima è sia l’ondina (o la sirena), che col canto attrae il marinaio nell’abisso, sia la forza che lo trattiene sulla barca. La risultante di questi due opposti salva l’uomo dalla più mortale delle sue attitudini, la pigrizia. Ovvero la rinuncia a reagire alla sopraffazione.

Cristiano Carotti ci ricorda che abbiamo ancora tempo per coltivare la pace, interiore e universale. Al grido di “Mettete dei fiori nei vostri cannoni” lui risponde All colors are beautiful, ornando il casco antisommossa di un celerino con rose variopinte e motivi floreali espressionisti. Ma, allora, cosa vuole comunicarci? Di stare in guardia, che la guerra non è finita. Il conflitto è fuori e dentro di noi, sempre. La scontro è latente, subdolo e inconscio. The war isn’t over. Anche Cristiano Carotti è un reduce di questa guerra per “la grazia dei nostri cuori”. Quindi, Lazarus, alzati e cammina!

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