Aversa – Una città dalla “doppia faccia”. E’ questo il detto popolare che, da sempre, descrive Aversa. Un detto originato dalla presenza su Porta Napoli di un orologio con due quadranti rivolti, rispettivamente, verso Caserta e verso Napoli.
Un detto che, mai come oggi, sembra descrivere la realtà dal momento che mentre superata Porta Napoli, proseguendo verso nord, la città si abbellisce con le luminarie e le decorazioni natalizie che prendono le mosse dall’aiuola immediatamente antistante l’Arco dell’Annunziata, procedendo dal lato opposto, andando verso sud, Aversa si abbellisce striscioni e manifesti di protesta, posizionati dai commercianti che sono stati costretti a chiudere i battenti per uno stop prolungato delle attività legato al sequestro preventivo dei locali commerciali imposto dalla magistratura a seguito delle indagini avviate dopo il crollo di un solaio della, sovrastante, Facoltà di Ingegneria che provocò la morte di un operaio.
Una chiusura forzata, che insiste da oltre un mese, che ai commercianti sembra ingiustificata dal momento che attaccata ai loro esercizi c’è l’ingresso della facoltà, regolarmente aperto.
“Se c’è pericolo – dicono i commercianti – è mai possibile che chi entra nel portone dell’Università non corra rischi mentre ne corra chi entra nei nostri negozi per fare acquisti?”. E’ una domanda logica alla quale hanno cercato inutilmente risposta interloquendo con tutte le autorità istituzionali, compreso il commissario prefettizio che guida la città.
Così, sfiduciati, dal primo giorno di dicembre hanno scelto la via della protesta silenziosa, affidando la loro contestazione a striscioni e manifesti affissi sugli ingressi, chiusi, dei negozi in cui esprimono, senza peli sulla lingua, dissenso nei confronti di politici e rappresentanti delle istituzioni che hanno “decretato e stanno permettendo, con la loro indifferenza, la morte del commercio e, conseguentemente, di tante famiglie che vivono di commercio”.