Lello Ferrara: “Aversa non è più protagonista”

di Nicola Rosselli

Aversa – Molti lo stanno letteralmente tirando per la giacca, lo vorrebbero nuovamente sindaco; altri temono possa tornare in campo. Lui, visceralmente come sempre, interpellato sull’attuale situazione politica in città, non risparmia nessuno, con un’analisi fredda e, purtroppo, a nostro avviso, in buona parte veritiera. Stiamo parlando di Lello Ferrara, un nome che ad Aversa non ha bisogno di presentazioni, nel bene e nel male.

Sotto la sua sindacatura Aversa aveva un ruolo centrale nell’Agro. Può dirsi altrettanto ora? Come valuta l’operato della classe dirigente aversana?

“Aversa, come città autonoma e protagonista, non esiste più. E’ tornata nella sua storica “palude”, avviluppata dall’interno dalla sua piccola borghesia professionale e imprenditoriale predona, e dall’esterno da un territorio illegale ed inquinato, che al più la vede ormai come un parco divertimenti, un eterno luna park, una sorta di autoscontro senza fine e limiti tra balli, musica e patatine fritte. Tutto ciò non è preoccupazione delle sue classi dirigenti. Come se la visione di chiusura, reclusiva – che ha strutturato economicamente, socialmente e culturalmente la città negli ultimi 150 anni ed innestatesi su quella precedente, curiale e di clausura – rappresentasse un terreno permanentemente fertile e pronto a dare sempre nuovi germogli, distruttivi ed impeditivi di qualsiasi piccolo e generoso tentativo di riscatto in avanti, in piedi. L’ultimo esempio, in ordine di tempo, è l’accettazione, anche della sola idea, di una nuova struttura carceraria al centro della città, mentre in tutta Italia da 40 anni vengono collocati fuori dai contesti urbani”.

In questo contesto da lei delineato, come può essere letta l’esperienza del movimento “Insieme per Aversa”?

“Ben si può, oggi, a distanza di tempo e tempi, leggere linearmente tale storia, uniforme e con una sola breve, brevissima interruzione – figurativamente 1 cm su 1 m – in cui una parte di tali ceti e culture (che si potrebbero definire, con una semplificazione, “aversanità”), in una inedita alleanza, tentò di dare un contributo teso al rinnovamento del proprio ruolo e del ruolo della città stessa nel territorio. Tranne, poi, tentare di riprendersi una improbabile rivincita e sconfiggere nel giro di qualche anno tale tentativo, iniettando, come da sempre, i propri germogli anche all’interno del tentativo medesimo”.

Come valuta l’ultima esperienza amministrativa aversana?

“Lo stesso modo in cui è stato sciolto il Consiglio Comunale rappresenta l’emblema della “palude politica” in cui è piombata  la città. Una maggioranza del 75% si combatte e si scioglie, senza un discorso pubblico, una pubblica evidenza dei motivi e degli interessi. Una rappresentazione, al contrario, di codardia pubblica. Né la città, in qualche modo, li ha chiesti o li chiede. Neppure esiste una opposizione. Regna l’indifferenza e l’indistinto. Non v’è un clima sociale, culturale, prima che politico, prodromo di qualsiasi tentativo di responsabilità nuova verso la città. Per cui il paradosso – ma è solo uno dei tanti rintracciabili nella storia, anche recente, di Aversa – che permane è che rischiano di “vincere” ancora una volta i responsabili stessi dello scempio cui abbiamo assistito. Speriamo che nei prossimi mesi cresca almeno un’iniziativa di distinzione che riprenda a far vivere una differenza rispetto al magna populista del Partito della Nazione, che riprenda la pratica dell’interesse generale, anche se dovesse impiegare del tempo per crescere. Per adesso ci basterebbe avere un motivo per andare a votare”.

Quindi, ci sembra di capire, nessuno impegno diretto nella prossima consultazione elettorale?

“Ha capito bene. Oggi la politica, anche in termini generali, è stata privatizzata, non è più pubblica. E’ privata negli interessi e negli obiettivi. Sia quelli rappresentati, sia nei rappresentanti. Diventando, naturalmente, anche stupida. Noi apparteniamo ad un’altra storia pubblica. Precedente e finita. Da quasi 10 anni. So che ciò che ho detto dispiacerà a molte persone. Ma molte altre tireranno un sospiro di sollievo”. 

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