Aversa – Siamo un Paese multiculturale, multietnico e non possiamo fare a meno degli immigrati che sono una componente strutturale del sistema produttivo nazionale. Il problema è capire come si vuole affrontare la situazione. Strumento principale dell’integrazione deve essere l’interazione, senza cancellare le rispettive culture, ma creando una comunione che è sviluppo e crescita.
Questo il quadro finale del convegno su un tema di scottante attualità quale quello dell’immigrazione di cui si è discusso ieri sera ad Aversa presso il Chiostro di San Francesco nel corso di un convegno dal titolo «Migranti. Un progetto di comunità: diritti e doveri tra accoglienza e inte(g)razione».
Convegno che ha visto confrontarsi i diretti attori in campo, sia per quanto riguarda l’assistenza sia per quanto riguarda il mondo scientifico. Hanno, infatti, portato il proprio contributo: don Carmine Schiavone (direttore della Caritas diocesana), Emilia Narciso (presidente comitato provinciale Unicef di Caserta), Antonella Schiavitelli (responsabile locale della Comunità di Sant’Egidio), Gaetano Romaniello (magister Masci Aversa), Fortunato Allegro (docente di filosofia e ideatore della libreria II dono), prefetto Mario Rosario Ruffo (commissario straordinario al Comune di Aversa), Roger Adjicoude (Area Immigrazione Diocesi di Aversa), Lucio Romano (senatore, componente della commissione straordinaria per la tutela e la prevenzione dei diritti umani), Marco Musella (direttore Dipartimento di Scienze Politiche presso la Federico II di Napoli), Salvatore Strozza (presidente Associazione Italiana per gli Studi sulla Popolazione e docente Federico II), Stefano Di Foggia (direttore Ufficio diocesano per i problemi sociali e del lavoro), Mario Giro (sottosegretario agli Esteri e Cooperazione Internazionale) e monsignor Angelo Spinillo (vescovo di Aversa e vice presidente della Cei).
I diversi rappresentanti dell’Associazionismo hanno raccontato interessanti esperienze di accoglienza con il comune denominatore dell’integrazione vista come comunione di culture e non opposizione.
Il Vescovo Spinillo ha ricordato che «l’immigrazione è un fenomeno non nuovo. Nuovo tema è, invece, l’accoglienza, almeno per l’Europa. L’integrazione non può essere rapida. Si richiede la passione per l’uomo, entrare in dialogo con ogni singola persona».
Il senatore Romano, ideatore dell’interessante momento di confronto, ha affermato «Di fronte a un fenomeno epocale che coinvolge milioni di persone, con migliaia di esseri umani che perdono la vita per fuggire da guerre e povertà rincorrendo una speranza di libertà e pace, occorre un’Italia coesa e una Unione Europea compatta, determinata e capace di avere una visione del futuro. Non si risolverà la questione dei migranti con facili populismi, anzi peggiorandola equiparando terrorismo e immigrazione. Solo una risposta comunitaria di cooperazione e integrazione potrà contribuire a dare una risposta concreta, nel rispetto dei diritti e doveri di tutti, senza facili buonismi e senza integralismi respingenti o escludenti, in termini di sicurezza, diplomazia e cultura. Saremo in grado di fronteggiare situazioni umanitarie complesse integrando azioni a più vari livelli quali sicurezza, diplomazia e cultura. Sono necessari nuovi progetti di comunità nei territori, dialogo multiculturale e interreligioso anche per arginare o impedire radicalismi e strumentali interpretazioni fondamentaliste. È stata una opportunità per affrontare un tema che segna il presente e accompagnerà il nostro futuro nell’ottica di una responsabilizzazione del territorio e di un umanesimo interculturale».
Il professore Musella, partendo dalla Teoria dello Sviluppo Umano, ha ricordato come lo sviluppo sia libertà e migrare è una scelta di libertà.
Interessante, anche per i dati forniti, l’intervento del professore Salvatore Strozza. Dopo un excursus storico del fenomeno dell’immigrazione, il docente ha ricordato come in cinque anni si sia passati da un milione e mezzo a cinque milioni di immigrati residenti. Quindi siamo una società multiculturale. La più importante comunità è quella rumena con il 20%, poi ci vogliono 16 nazionalità per raggiungere il 50%. Insomma, siamo di fronte ad un fenomeno articolato e vario. L’Italia ha un invecchiamento altissimo e gli immigrati costituiscono una componente strutturale del sistema produttivo italiano. Due milioni e mezzo di stranieri sono occupati, il 9% di Pil è frutto della presenza degli immigrati, cinquecentomila azienda sono a guida straniera».