“La nostra fede, che professiamo davanti al Bambino appena nato a Betlemme, da una Madre Vergine, Maria di Nazareth, oggi, non è facile da confessare”. Lo ha detto il Cardinale Crescenzio Sepe nell’omelia della Messa di Natale in Duomo.
“Come per Giovanni Battista e per i tanti discepoli di Cristo che hanno dato la loro vita per rimanere fedeli al Dio che si è fatto uomo – ha aggiunto l’Arcivescovo di Napoli – non è facile confessare e vivere la fede nei nostri ambienti, nelle nostre città, nelle nostre famiglie, nel nostro lavoro. C’è un clima di disfattismo, se non proprio di opposizione, a tutto ciò che Gesù di Nazareth ha predicato e operato nella sua vita”.
“Il Vangelo, la Buona Notizia che egli ci ha lasciato, la pratica della carità e della giustizia, incarnata nella sua vita – ha detto ancora il Cardinale Sepe – vengono ritenute sorpassate e controproducenti da chi ha fatto dell’affermazione di se’, dell’egoismo e di ogni forma di chiusura all’altro, la nuova regola di vita”.
“La nascita di un Dio, buono e misericordioso – ha concluso Sepe – non trova alloggio nei cuori chiusi di chi si ritiene dio di se stesso e si comporta con indifferenza e prepotenza nei confronti di una società bisognosa dell’aiuto di tutti. Alla grotta di Betlemme preferiscono i palazzi del potere, la conquista delle ricchezze e della gloria umana”.