Roma – Attenzione puntata sulla Cop21 per garantire protezione ambientale, green economy e innovazione sostenibile in un braccio di ferro tra Paesi come Brasile, Cina e India che non vogliono rinunciare alla propria produzione industriale accusando i Paesi industrializzati di aver inquinato quanto più potevano per poter ottenere rendimenti economici.
Sono necessari però dei cambiamenti per evitare un collasso dell’ambiente. I primi segnali d’allarme sono stati lanciati dallo stesso clima che continua a presentarsi con eventi catastrofici quali inondazioni, temporali o siccità.
Un’interessante ricerca è stata svolta a tal proposito da alcuni ricercatori italiani del Laboratorio di Modellistica Climatica e Impatti dell’Enea, coordinati da Gianmaria Sannino, che hanno individuato 33 località italiane che in futuro rischiano di rimanere sott’acqua a causa dell’innalzamento della superficie marina dovuto al sempre più crescente scioglimento dei ghiacciai.
Gli studiosi hanno evidenziato due fenomeni opposti: da un lato la desertificazione e dall’altro l’inondazione. Secondo i dati raccolti, la laguna di Venezia, il delta del Po, il golfo di Cagliari e quello di Oristano, l’area circostante il Mar Piccolo di Taranto, la foce del Tevere, la Versilia, le saline di Trapani e la piana di Catania saranno le zone che verranno ricoperte di acqua.
Tra i fenomeni più pericolosi sono stati segnalati: le alluvioni nella stagione invernale, i periodi prolungati di siccità, gli incendi, le ondate di calore e la scarsità di risorse idriche nei mesi estivi. Il sud diventerà simile al nord Africa, raggiungendo livelli di temperatura particolarmente alti.
“Il clima del Sud Italia rischia di diventare quello tipico del Nord Africa, con estati ed inverni sempre più aridi e secchi e una crescente carenza di acqua che determinerà il progressivo inaridimento dei suoli, con ripercussioni su agricoltura, attività industriali e salute umana – hanno spiegato i ricercatori – mentre la parte settentrionale del nostro paese tenderà a “mediterreaneizzarsi” con estati molto secche, aride, e inverni molto più piovosi rispetto ad oggi”.
“Le aree mediterranee si espanderanno anche verso le regioni europee continentali, coinvolgendo i Balcani settentrionali e la parte sud-occidentale di Russia, Ucraina e Kazakistan, dove prevarrà un clima sempre più mite caratterizzato da un aumento delle temperature invernali”.