È Giosada il trionfatore della nona edizione di X Factor, il barese 26enne che ha ben in mente cosa vuole nel suo dopo talent.
“Sono sempre stato convinto di voler fare il musicista” spiega il neo vincitore svelando una lunga gavetta da facchino, montatore di palchi, poi organizzatore di eventi: alla fine sulla scena c’è salito da protagonista (anche come attore in una compagnia teatrale) macinando chilometri e trecento concerti con cinque band diverse, per poi approdare a X Factor e battere in finale i grandi favoriti, ovvero gli Urban Strangers.
Una vittoria che per Giosada arriva inaspettata, quasi inconsapevole ed improvvisa: “No, non me lo aspettavo assolutamente: sapevo che gli Urban Stanger andavano forti sui social e facendo due calcoli pensavo che avrebbero vinto loro. È andata così, sono molto soddisfatto del mio percorso: devo molto a Elio e sono contento che sia tornato a vincere con la sua squadra”.
Un’esperienza quella del talent targato sky che ha permesso al musicista di confrontarsi con grandi e non solo quelli dei suoi maestri – Elio, suo coach, e del maestro Tafuri – ma anche e soprattutto con artisti/cantanti che hanno fanno della musica una professionale passione. Momento indimenticabile per Giosada sarà infatti il duetto con Cesare Cremonini, avvenuto proprio nella serata finale del programma. Senza contare poi, il momento della proclamazione: “Dopo che Alessandro Cattelan ha fatto il mio nome, non ho più capito nulla. Elio era molto contento, ci siamo abbracciati, ed è stato un bel momento: all’after party ero sballottato da tutte le parti, non sono nemmeno riuscito a bermi un cocktail”.
“Loro – la mia famiglia – sono entusiasti, anche perché considerano la vittoria a X Factor la laurea che non ho mai preso: studiano Beni Enogastronomici ma ho fatto poche lezioni. Scherzi a parte, sono sereno perché so che loro sono dalla mia parte”.
Nonostante la giovane età e il successo che arriverà da questa esperienza, il trionfatore di X Factor ha una lunghissima gavetta sulle spalle che l’ha decisamente agevolato a danno di chi non ha mai avuto l’occasione e la gioia (mista alla fortuna) di calcare un palco, anche di piccole dimensioni e dinanzi ad un numero esiguo di spettatori. “L’esperienza mi ha aiutato molto, il bagaglio di trecento concerti mi ha aiutato ad affrontare i problemi tecnici e stare sul palco. Così come l’esperienza teatrale mi ha insegnato a esprimermi meglio e a tenere le giuste posizioni in scena: mi piace il teatro e spero di poter continuare a farlo, non mi precludo nessuna strada”.
Bello e sincero che non nasconde – a se stesso e a chi lo ascolta – l’importanza del bell’aspetto che ammette: “Può aver contribuito, visto il contesto. Ma non ho mai dato troppa importanza all’immagine: per dieci anni ho suonato nella scena punk hardcore, dove conta come suoni più che come ti vesti.
Dalla scena alternativa a Sanremo 2016, il passo rischia di essere breve e a proposito del suo arrivo sul palco dell’Ariston, Giosada dichiara: “So adattarmi a tutti i contesti, non ho preclusioni di alcun genere. Per Sanremo se c’è un pezzo che vale la pena di portare, un brano che sento mio e che abbia un senso, dirò di sì. Sennò è come darsi la zappa sui piedi, è come bruciarsi. In ogni caso non c’è ancora un pezzo pronto.
Ma nonostante la vittoria, il cantante ha ancora qualche desiderio da esprimere: “Il mio più grande desiderio è tornare sul palco e continuare a cantare. E voglio farlo con la mia band: non ci siamo presentati assieme ai casting di X Factor perché avremmo avuto più difficoltà. Ma ho chiesto e ottenuto che suonino nel mio disco: non solo sono degli ottimi musicisti ma sono le persone cui voglio più bene al mondo, assieme alla mia famiglia. Il mio sogno è anche il loro.”