Pisa – La Guardia di Finanza di Pisa ha eseguito sei ordinanze di misure cautelari personali, di cui una nel regno unito, e un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente per la capienza di 32 milioni di euro.
I provvedimenti sono stati emessi dal gip giulio Cesare Cipolletta, su richiesta del sostituto procuratore di Pisa, Giancarlo Dominijanni. Le indagini hanno riguardato, complessivamente, 22 persone indagate per i reati di associazione per delinquere a carattere transnazionale finalizzata all’esercizio abusivo dell’attività finanziaria e alla truffa.
L’operazione ha consentito di sequestrare, sul territorio nazionale ed in numerosi paesi europei e extraeuropei i seguenti beni, per un controvalore di circa 11 milioni di euro: 33 immobili; 10 terreni; 9 autovetture; 24 società; diamanti, orologi e anelli di pregio; 6 conti correnti, somme di denaro contante e titoli finanziari per un valore di circa 200mila euro.
E’ l’epilogo di lunghe e complesse indagini patrimoniali, reddituali ed economiche, completate con attività tecniche e proiezioni investigative internazionali, incentrate su un sodalizio criminale attivo in tutto il mondo grazie alla presenza capillare di brokers affiliati i quali avevano lo scopo di reperire i clienti.
La perdurante crisi economico-finanziaria, nonché la difficoltà per le banche di erogare finanziamenti, induceva gli ignari imprenditori a richiedere titoli finanziari (obbligazioni; bond) all’organizzazione criminale così da poterli presentare quali garanzie alle banche stesse ed ottenere quindi liquidità.
L’illecito sodalizio, agendo nell’ambito di truffe anche milionarie, prometteva di prestare o vendere i titoli (esistenti ma non nella loro disponibilità) dall’ingente valore facciale, a mezzo delle numerose società estere riconducibili agli indagati. Questi ultimi, sprovvisti di qualsiasi abilitazione all’attività finanziaria, predisponevano dei contratti da far firmare al cliente e, utilizzando documentazione contraffatta, chiedevano il pagamento di una caparra al fine di prenotare i predetti titoli i quali non venivano, poi, mai consegnati allo stesso.
I successivi sviluppi investigativi, grazie alla collaborazione con l’unità europea di cooperazione giudiziaria denominata eurojust, congiuntamente alle autorità degli Usa (Fbi di Los Angeles e la Security exchange commission dell’Alabama), del Regno Unito (Serious fraud office di Londra), della Svizzera e del Lussemburgo, sono stati finalizzati ad individuare l’ingente illecito patrimonio accumulato dall’associazione criminale, nel corso di più di dieci anni, e calcolato essere di circa 32 milioni di euro, soldi transitati su decine di conti correnti esteri e società dislocati nei “paradisi fiscali”, quali Lussemburgo, Svizzera, Panama, Cipro, Repubblica di San Marino e altri.
La fruttuosa collaborazione con le autorità americane in particolare consentiva di individuare l’esistenza di ulteriori due associazioni criminali, una americana e l’altra europea, che collaborava con il sodalizio italiano e che ha consentito alle citate autorità di polizia straniera di smantellare tali organizzazioni.
Il contributo, invece, del Serious fraud office di Londra ha permesso di far luce sulla posizione di uno dei principali indagati, un commercialista italiano residente nella capitale britannica, il quale, oltre ad amministrare una delle società attiva nelle operazioni truffaldine forniva, con il suo studio a Londra, la base logistica all’associazione criminale.