Treviso – La tensione resta alta tra i risparmiatori dopo il crac di alcune banche toscane. E qualche risparmiatore va fuori di testa. O almeno così sembra dimostrare la vicenda che vede protagonista un 35enne socio e correntista dell’istituto trevigiano Veneto Banca che lunedì ha dato vita ad una “protesta” plateale: dopo aver preteso inutilmente di riavere i propri soldi, ha aggredito due cassieri, si è impossessato di 7.300 euro in contanti ed è fuggito. L’uomo ha patteggiato 20 mesi di reclusione.
Tecnicamente una vera e propria rapina, anche se l’intento pare che fosse quello di farsi giustizia da solo e riavere quanto riteneva gli fosse dovuto.
Presentatosi allo sportello dell’istituto l’uomo ha rapidamente dimostrato di non voler sentire ragioni: pretendeva che gli restituissero i suoi soldi, e non c’era motivo accettabile per cui la banca non potesse restituirglieli. Così, di fronte al rifiuto dei dipendenti, è passato alle vie di fatto, superando il bancone e prelevando con la forza 7.300 euro dalle casse di due sportelliste.
Il fatto è avvenuto in una filiale Veneto Banca di Castelfranco Veneto. L’uomo si è presentato pochi minuti dopo l’apertura, dicendo di voler ritirare il denaro investito in passato per acquistare azioni dell’istituto. Operazione ad oggi impossibile, in sostanza, perché la banca guidata da Pierluigi Bolla ha già dichiarato di non essere in grado di permettere ai propri soci di esercitare il diritto di recesso, cioè di vedersi liquidati i titoli per quanto il loro valore nominale sia stato fatto scendere a 7,30 euro contro i circa 40 ai quali era stato probabilmente acquistato ai tempi d’oro.
Ma il tempo di ragionare con il cliente non c’è stato. Al primo rifiuto l’uomo ha cominciato ad alzare la voce, al secondo ha aggirato il bancone, scansato le due cassiere con uno spintone e ha preso il contante presente nei cassetti. Poi ha provato a guadagnare l’uscita attraverso la porta dotata di maniglione antipanico la quale, però, non si è aperta subito.
L’uomo, ormai fuori controllo, ha impugnato un appendiabiti e ha cercato di scardinare l’uscio e quando, in un modo o nell’altro, questo ha ceduto era troppo tardi. Una pattuglia dei carabinieri era già sul posto e all’improvvisato “rapinatore” non è rimasto altro che riconoscere di aver esagerato.
Senza discutere si è lasciato accompagnare in caserma dove ha spiegato la natura del gesto, riconducendolo ad una esasperazione personale, montata negli ultimi mesi per un incrocio di motivi professionali e personali. Il 35enne ha infine patteggiato una pena di 20 mesi di reclusione. Fermato dai carabinieri, l’uomo era stato messo agli arresti domiciliari, ma la pena è ora stata sospesa.