Bruxelles- L’Italia è chiamata a rispondere di infrazione in materia di asilo dopo che l’Unione Europea ha aperto una procedura a riguardo.
Ciò che viene messo in discussione è il metodo di identificazione dei profughi che non rispetterebbe il regolamento Eurodac che prevede la rilevazione delle impronte digitali dei richiedenti asilo e la loro trasmissione al sistema centrale di identificazione entro 72 ore.
Secondo Bruxelles, il risultato è che “tra luglio e novembre sono 29mila i migranti registrati nel database del sistema Eurodac, contro i 65mila arrivati sulle coste italiane secondo i dati statistici di Frontex”.
Così l’Unione Europea ha scritto una lettera di costituzione in mora a Italia, Grecia e Croazia per esortarle ad un corretto comportamento. La richiesta era già stata inoltrata nello scorso ottobre con una lettera amministrativa ma “a distanza di due mesi l’Italia non ha reagito in modo efficace”.
Intanto, negli ultimi tre mesi le richieste d’asilo sono aumentate, in base ai dati raccolti da Eurostat, del 91%. Le richieste in corso d’esame in Ue sono oltre 800mila. In Italia oltre 28mila i profughi che chiedono asilo.
Il capo Dipartimento Immigrazione del Viminale, Mario Morcone, ha dichiarato: “Il dato italiano per quanto riguarda l’identificazione degli arrivi di migranti è tra i più alti. Siamo oltre l’80%, ormai siamo quasi al 100% di quelli che arrivano. I dati testimoniano che l’Italia fa molto bene il proprio compito, i colleghi della Polizia di Stato stanno facendo il massimo, foto-segnalando quasi tutti quelli che arrivano. Rimangono alcune piccole sacche di eritrei che si rifiutano, ma questo è un tema delicato, sull’uso proporzionato della forza”.
“La lettera di messa in mora rappresenta una modalità per fare pressioni sui paesi delle frontiere esterne, Italia, Grecia e Malta”, ha concluso.
Renzi: “L’Italia sta lavorando duramente ma abbiamo bisogno di maggiore aiuto. Si chiede più impegno da parte della Ue, che non può tradire se stessa e i suoi ideali. Sui migranti qualcosa si è mosso ma l’Europa non sta facendo tutto quello che può”.
“Non basta lavarsi la coscienza dando qualche soldo a qualche paese. Noi realizzeremo tutti e cinque gli hotspot – ha aggiunto il premier – ma non è partito il processo di relocation come vorremmo che partisse. Non possiamo farci passare addosso come niente fosse quello che avviene nel Mediterraneo. In Italia non ci lasciamo emozionare per un momento come qualche collega europeo che poi si dimentica di quel che succede. Noi facciamo in modo diverso da altri Paesi che strillano dopo la tragedia e poi si dimenticano”.