Napoli – Al museo Madre di Napoli è stato presentato il progetto “Questione di appartenenza” dell’artista Eugenio Tibaldi, a cura di Fabrizio Tramontano, insieme alle opere – cinque arazzi su carta descrittivi di una psico-geografia di alcune aree del centro storico partenopeo – realizzate nel corso di un workshop con alcuni studenti del Liceo-Ginnasio “Giovan Battista Vico”.
Oltre all’artista e al curatore, presenti il presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Pierpaolo Forte, il direttore del Madre, Andrea Viliani, la dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, Luisa Franzese, la dirigente del Liceo-Ginnasio “Vico”, Maria Clotilde Paisio, e le docenti Luciana Soravia, Giovanna Pastore e Ileana Passerelli, coordinatrici del progetto, frutto di una convenzione stipulata tra scuola e museo, sul modello alternanza scuola-lavoro.
Il progetto “Questione di appartenenza” prende forma nel 2014, dopo un anno di residenza nel centro storico di Napoli dell’artista Eugenio Tibaldi che, nel tentativo di cogliere la “porosità” dei luoghi, identifica quattro distinte aree geografiche (Quartieri Spagnoli, Centro storico-Forcella, Sanità, Materdei-Montesanto), in cui una porzione consistente di popolazione residente vive con regole alternative a quelle ufficiali, all’interno di un disordine solo apparente che risponde, in realtà, ad un preciso apparato strutturale micro-sociale.
La mappatura dei luoghi avviene all’interno di un workshop sulla lettura del territorio e delle sue periferie, condotto presso il liceo “G.B. Vico” di Napoli. Trenta studenti del IV e V Ginnasio, divisi in cinque gruppi, utilizzando il proprio smart phone (strumento del tempo, ma anche di coesione sociale, che annulla le differenze di status), fotografano edicole votive, porte di accesso ai ‘bassi’, finestre, cassette per le lettere, stendi-panni, paletti, tubi dell’acqua, cavi, condizionatori e inoltre insegne, graffiti e necrologi:più di 24mila immagini da cui sono stati selezionati scatti per la composizione di collages poi ricomposti in cinque grandi arazzi di carta di Eugenio Tibaldi.
Nel processo innescato dal progetto gli studenti sono stati quindi chiamati a scontornare singoli elementi costitutivi del centro storico di Napoli, mediante l’eliminazione di tutto il superfluo, restituendo una testimonianza di un modo di vivere e un sistema valoriale ed estetico fortemente connotato dalla porosità tra spazi, cose e persone, in un contesto caratterizzato da un grande senso di appartenenza.
Le opere risultanti resteranno esposte al museo Madre (Sala delle Colonne, primo piano) fino al 18 gennaio 2016 e saranno oggetto di specifiche visite guidate a cura degli stessi studenti coinvolti nel progetto. I cinque grandi arazzi prodotti nell’ambito del progetto sono costituiti da tende forate usate come filtro attraverso cui guardare la complessità del mondo informale, un enorme ricamo traforato su carta fragile, una lente per guardare non il singolo dettaglio, dal puro valore storico-documentale, ma capace di restituire un’immagine globale, un archivio visivo del centro storico di Napoli, in grado di raccontarne i fenomeni sociali ed estetici.
Un luogo in cui il confine fra formalità e informalità, legalità e illegalità non è più così marcato, in cui il vuoto istituzionale viene colmato da un caos funzionale e funzionante che modifica la percezione degli spazi, rendendoli elastici e mobili, annullando il confine fra pubblico e privato, fra interno ed esterno.