Casapesenna – “L’eroina anti-camorra candidata con il Pd, ha perso un’altra occasione per tacere”. Marcello De Rosa, sindaco di Casapesenna, invita la senatrice Rosaria Capacchione del Pd a “guardare in casa propria”. Una polemica che nasce dopo i nuovi documenti presentati dal pm Maresca durante l’udienza del processo a carico dell’ex sindaco Fortunato Zagaria in relazione alle minacce ricevute da Gianni Zara, che fu successore di Zagaria alla carica di primo cittadino (leggi qui).
“La senatrice, – stigmatizza De Rosa – destatasi da un’ibernazione politica, si erge a giudice per fare profezie su possibili inchieste sul mio operato di sindaco. Posso affermare con certezza, senza timori di smentite, che sul mio percorso sia elettorale, che amministrativo, non ci sono né ombre- incalza il sindaco- né possibili scheletri nascosti. Qualche scheletro, non fortemente riesumato dai media, ma nonostante ciò noto a tutti, la senatrice lo ha avuto nel suo entourage familiare. Ecco perché parla in modo disinvolto di colletti bianchi. Molti imprenditori lo sono e lo sono stati e forse lei ne conosce bene le dinamiche”.
“Sicuramente – sottolinea il sindaco – sono il successore tutti i sindaci che mi hanno preceduto, allo stesso modo in cui lo sono i nuovi sindaci che si sono insediati nei comuni un tempo commissariati. E allora? L’unico appoggio elettorale che ho avuto è stato quello dei miei concittadini, le elezioni del maggio 2014 si sono svolte in un clima di libertà e limpidezza mai riscontrate prima, e ne sono fiero perché Casapesenna da questa data ha vissuto una nuova era”.
“Ciò che ne è scaturito – prosegue – dovrebbe essere ben noto anche al capogruppo di opposizione Antonio Garofalo, che non solo millanta intuizioni folgoranti, ma rilascia dichiarazioni mendaci. Il comune si è costituito parte civile nel processo contro l’ex sindaco, e già lo scorso anno dovemmo smentire a mezzo comunicato le dichiarazioni dell’opposizione che ci accusavano di non esserci costituiti. Evidentemente soffrono di labilità mnemonica”.
“Vorrei solo sottolineare – continua il sindaco – che in meno di due anni di amministrazione ho modificato assetti cristallizzati da circa trent’anni. Mi riferisco agli spostamenti dirigenziali che ho operato nella casa comunale. Forse l’azione più significativa di rottura con il passato è stato l’ordine di demolizione della casa paterna di Michele Zagaria. Potrei continuare con altri esempi. Perciò non consento che insinuazioni e profezie gettino ombra su quanto di costruttivo stiamo facendo”.
“Credo – prosegue il sindaco – che il mio percorso di cittadino e di sindaco sia abbastanza esplicativo. Vivo sotto scorta. Credo, invece, che Garofalo dovrebbe un tantino preoccuparsi di più per le dichiarazioni, agli atti, del pentito Iovine, che afferma che ‘sindaco e candidati nelle tornate elettorali del ’98 e del 2003, erano tutti riferimenti dei clan’. Cosi come se volessimo elencare tutti i processi di mafia che hanno visto come protagonisti personaggi vicini all’entourage familiare e amicale dell’opposizione i ‘cahiers de doléances’ sarebbero lunghissimi”.
“Per quel che mi riguarda, – conclude – se ci fosse ancora il bisogno dare prove di ordinaria legalità, sono pronto a qualsiasi tipo di confronto. Non credo, tuttavia, che ce ne sia bisogno, i fatti fortunatamente non sono opinioni. O meglio, non sono manovrabili come le parole che prendono forma in dichiarazioni tanto inopportune quanto vergognosamente false. L’unica cosa in cui credo è il lavoro della magistratura”.