Aversa – Il giovane cinema italiano domina il cartellone del secondo ciclo del Cineclub al Vittoria di Aversa, approntato con la solita cura per i titoli interessanti e sorprendenti, sicuramente di “nicchia”, dal proprietario della storica sala cittadina Ermanno Russo.
La principale novità del nuovo ciclo riguarda il giorno settimanale, che passa dal mercoledì al lunedì, laddove rimane invariata la formula di sei film al costo di soli 10 euro.
Si comincia il 1 febbraio con l’eleganza e la raffinatezza britannica di “Woman in Gold” diretto da Simon Curtis, nel quale la premio Oscar Helen Mirren veste i panni di un’aristocratica di origini austriache, ormai stabilitasi negli Stati Uniti, che rivendica la restituzione alla propria famiglia d’origine del prezioso dipinto “Ritratto di Adele Bloch-Bauer” di Gustav Klimt sottratto anni prima dai nazisti.
La settimana successiva spetta all’ironico “Dobbiamo parlare” di Sergio Rubini inaugurare il trio di cineasti nostrani. Un “Carnage” rivisto e corretto dal cineasta pugliese, che lo interpreta con i coprotagonisti Fabrizio Bentivoglio, Maria Pia Calzone e Isabella Ragonese, suoi compagni d’avventura anche nel trionfale tour teatrale di passaggio in questi giorni da Napoli.
A seguire, il15 febbraio, l’emozionante “Alaska” di Claudio Cupellini, che riconferma il suo talento visionario nel raccontare una storia d’amore folle, romantica, libera vissuta con assoluta partecipazione dal sempre bravo Elio Germano e dalla rivelazione Astrid Berges–Frisbey.
Si riprende, poi, il 7 marzo con l’inglese “45 anni” di Andrew Haigh, una delle pellicole più premiate della stagione, soprattutto, grazie ai protagonisti Charlotte Rampling, candidata per la prima volta all’Oscar per la migliore attrice, e Tom Courtenay, trepidanti moglie e marito alle prese con un’inaspettata e dolorosa crisi matrimoniale.
Tocca a “La prima luce” di Vincenzo Marra concludere, il 14 marzo, le proiezioni di autori tricolore proponendo una lacerante vicenda di separazione familiare alla quale Riccardo Scamarcio regala una delle migliori performance della sua carriera.
Chiude, il 21 marzo, l’ungherese “Il figlio di Saul”, opera prima di Laszlo Nemes, già vincitrice di un Golden Globe e in pole position per guadagnare l’Oscar di miglior film straniero, rivisitazione inedita e originale dell’eterna tragedia dell’Olocausto.