Aversa – “A causa dell’altissima affluenza in Pronto Soccorso e a causa del grande numero di ricoveri in barella, nell’ospedale, attualmente ci troviamo nella condizione di non poter garantire un’adeguata assistenza per la mancanza delle barelle negli ambulatori”.
Questo l’ennesimo avviso affisso al pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe Moscati di Aversa. Una sorta di avviso surreale che suona quasi come il dantesco “Lasciate ogni speranza voi che v’entrate”. Insomma, inizia così come era terminato, se non peggio, l’anno per pazienti e addetti ai lavori di quello che si appresta ad essere il pronto soccorso con più interventi in Campania.
Sino allo scorso anno, infatti, era secondo solo al più accorsato e imponente “Cardarelli” di Napoli che ha, ovviamente, molto più personale e strutture. Nel 2016, complice anche la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio” di Frattamaggiore, infatti, gli accessi al nosocomio aversano sono aumentati del 30% circa, senza, però, che siano stati adottati a livello regionale accorgimenti per cercare di far fronte a questo esodo che era facile da prevedere.
Un solo numero su tutti, per capire l’assurda e disperata situazione in cui versa il pronto soccorso del Moscati: 2156 accessi nei primi nove giorni dell’anno. Continuando su questa scia si raggiungeranno a fine anno numeri che hanno dell’assurdo e, ovviamente, cosa più importante, non si riuscirà a garantire un livello adeguato di servizio ad un’utenza sterminata. A fronte di questa situazione, presso il reparto vi sono tre medici (di cui due internisti ed un chirurgo), tre operatori socio sanitari e cinque infermieri. Con l’handicap per uno dei tre turni di avere un chirurgo in allattamento, quindi con due ore praticamente scoperte ad inizio turno. Quindi, se questo è di mattina, dalle 8 alle 10, se di pomeriggio dalle 14 alle 16, non c’è nessuno a meno che non vi sia un codice giallo o rosso. In questo caso si stacca un internista per i primi soccorsi.
“La verità – affermano alcuni addetti al reparto, costretti dalla normativa interna a rimanere anonimi per evitare sanzioni disciplinari – è che c’è poco personale a fronte di accessi di pazienti spesso per cose futili, di competenza dei medici di base”.
“L’avviso – afferma il direttore del Moscati, Mario Borrelli – sarà opera di qualche buontempone, ma resta il fatto che la situazione è veramente critica tanto che, nel corso di una riunione tenuta questa mattina (ieri per chi legge, ndr), ho avanzato una proposta provocatoria di accettare e curare solo i codici rossi e dirottare gli altri codici agli altri pronto soccorso della zona”.
La riunione alla quale accenna il dirigente si è tenuta con i responsabili del 118 e dei pronto soccorso per affrontare la situazione di emergenza redigendo un apposito piano. “Credo – ha continuato Borrelli – che il dato da lei indicato pecchi per difetto. Non siamo al collasso, ma quasi. Se si considera che in tempi normali il pronto soccorso opera in emergenza, figuriamoci in casi straordinari come quello della chiusura del vicino pronto soccorso di Frattamaggiore. Stiamo acquistando direttamente con il nostro economato altre barelle. Il problema vero è che la medicina di base non funziona come dovrebbe. Di conseguenza, presso il pronto soccorso giungono pazienti che vanno via dopo aver fatto al massimo una flebo”.