Ormai è quasi fatta. L’88esima edizione degli Oscar, prevista per il prossimo 28 febbraio a Hollywood, sarà, finalmente, l’indimenticabile notte di Leonardo DiCaprio. Per affermare definitivamente ciò tutti attendevano l’esito della 22esima edizione dei Sag Awards, ovvero i premi assegnati dal Sindacato Attori Cinematografici.
Un riconoscimento, autorevolissima indicazione sui probabili trionfatori agli Academy Award poiché la maggior parte dei votanti risulta proprio costituita dai membri del sindacato stesso, che negli anni era stato più volte negato al bravissimo eroe del “Titanic”. Da quel film, campione indiscusso di incassi, l’eccellente Di Caprio ne ha fatta di strada, recitando nei lungometraggi e con i registi più imponenti dell’ultimo decennio, ma nulla da fare, la colpa da pagare per quel successo planetario doveva in qualche modo essere espiata.
Ci è voluto, quindi, un personaggio epico come quello del cacciatore di pelli, realmente vissuto, Hugh Glass, capace di sopravvivere a tremendi lutti familiari, alla furia della natura e a nemici ostinati, per regalare una soddisfazione immensa all’ottimo DiCaprio.
“Revenant-Redivivo” di Alejandro G. Inarritu può, perciò, considerarsi, a giusta ragione e come il titolo stesso suggerisce, l’opera del riscatto e della vendetta sull’invidia di tanti, troppi colleghi, che non gli ha permesso di agguantare l’alloro di miglior attore protagonista, e anche l’Oscar probabilmente, anni fa. Per quanto riguarda, invece, le altre categorie, sembrano ormai chiarite le ultime incertezze, che regnavano in alcune di loro, soprattutto, quella più agguerrita dell’attrice non protagonista.
Tra le tre contendenti principali, ovvero Kate Winslet, Rooney Mara e Alicia Vikander, l’ha spuntata, infine, quest’ultima, ponendosi in pole position anche per l’Oscar. La svedese d’America, erede della divina Ingrid Bergman e attuale fidanzata del richiestissimo Michael Fassbender, può cominciare a preparare il discorso di ringraziamento da dirigere al pubblico e ai giurati dal palcoscenico maggiormente ambito del mondo dello spettacolo, poiché la sua performance, in “The Danish Girl”, nelle vesti di Gerda Wegener, moglie talmente devota del pittore Einar Wegener da seguirlo nella sua trasformazione sessuale, ha davvero convinto tutti e tale riconoscimento ne è la prova più lampante. Discorso a parte merita la categoria dei non protagonisti, nella quale il britannico di colore Idris Elba, durissimo comandante nel “war movie” “Beasts of No Nation”, ha sbaragliato la concorrenza in cui mancava, però, il pronosticatissimo, per agguantare l’Academy Award, Sylvester“Rocky”Stallone. La sua vittoria pare, quindi, una risposta decisa a tutte le polemiche sollevate, dopo l’annuncio delle nomination, dagli attori afroamericani che hanno lamentato la totale assenza di loro rappresentanti in tutte le categorie.
Più scontati, infine, il premio alla migliore attrice protagonista, l’acclamata Brie Larson, madre in cattività nell’indipendente “Room”, e al miglior cast, quello indovinatissimo de “Il caso Spotlight” di Tom McCarthy, pellicola denuncia sui recenti casi scoperti di pedofilia nella chiesa statunitense, che pare, ormai, impegnato nella volata a due con il contendente principale “La grande scommessa” di Adam McKay, vincitore invece del premio del Sindacato Produttori, per aggiudicarsi l’Oscar per il miglior film dell’anno.