Il pm Maresca: “C’è chi sfrutta Libera per i propri interessi”. Don Ciotti: “Lo denunciamo”

di Redazione

“Se un’associazione, come Libera, diventa troppo grande, se acquisisce interessi che sono anche di natura economica, e il denaro spesso contribuisce a inquinare l’iniziale intento positivo, ci si possono inserire persone senza scrupoli che approfittano del suo nome per fare i propri interessi”. Lo ha detto il pm antimafia Catello Maresca, sostituto procuratore della Repubblica di Napoli, in un’intervista a Panorama che sarà in edicola giovedì.

“Libera – ha aggiunto Maresca – gestisce i beni attraverso cooperative non sempre affidabili. Io ritengo che questa antimafia sia incompatibile con lo spirito dell’antimafia iniziale”.

Maresca, che coordinò le indagini per la cattura del boss dei Casalesi Zagaria, precisa che “Libera è stata ed è un’importante associazione antimafia. Ha svolto e svolge un ruolo fondamentale nella lotta alle mafie, affiancandosi alle istituzioni dello Stato, ha contribuito a creare la consapevolezza e la convinzione che si potevano sconfiggere”.

Però, secondo il pm, “bisogna constatare che, purtroppo, con il tempo, a questo spirito iniziale esclusivamente volontaristico si sia affiancata un’altra componente, che potremmo definire pseudo imprenditoriale. Questo ha comportato, in alcune zone del Paese, come la Sicilia, che persone lontane dai valori iniziali, abbiano potuto approfittare della fama di Libera per cercare di curare i loro interessi. Questo ha fatto sì che si snaturasse, in certi luoghi, il reale valore dell’intervento di Libera per fare posto a soggetti non sempre affidabili. Questa pseudo antimafia è incompatibile con lo spirito iniziale”.

Secondo Maresca, l’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati non riesce a espletare il compito che le è stato affidato: “A mio parere bisognerebbe incidere sulla normativa che prevede la destinazione dei beni confiscati, tenendo conto di quelli che possono e che devono avere un valore simbolico nella lotta alla mafia e quelli che invece non lo hanno e che vanno quindi venduti. Scremando questo mare magnum di beni, se da 15mila diventano mille, questi possono essere distribuiti in maniera più ampia tra le diverse associazioni e a quel punto avere anche la possibilità di controllarne la gestione e il vero utilizzo sociale. Questo comporterebbe un vantaggio per tutte le serie organizzazioni antimafia, come Libera”.

Dichiarazioni che hanno mandato su tutte le furie Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, che ha annunciato: “Noi questo signore lo denunciamo domani mattina, abbiamo deciso di farlo. Uno tace una volta, due volte, tre volte, ma poi si pensa che siamo nel torto. Quando viene distrutta la dignità di migliaia di giovani è dovere ripristinare verità e chiarezza”.

Parlando davanti alla Commissione parlamentare Antimafia, Don Ciotti aggiunge: “Le dichiarazioni di questo magistrato sono sconcertanti, chiedo che ci sia verità e giustizia in questo Paese”. E sottolinea: “Mi fa piacere che il direttore dell’Agenzia per i beni confiscati, Umberto Postiglione, abbia ribadito che le associazioni ricevono in gestione i beni, Libera non riceve alcun bene. Libera promuove, agisce soprattutto nella fase della formazione. Sono pochissimi i beni assegnati a Libera che gestisce sei strutture, di cui una a Roma e una a Catania con tre camere, su 1600 associazioni che la compongono”.

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