“Oggi è a rischio Schengen, domani ci si chiederà perché avere una moneta comune: l’Unione europea è minacciata alla base e forse non ci si rende conto”. A dichiararlo il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, parlando alla Plenaria di Strasburgo dei problemi sull’immigrazione.
“Alcuni Paesi hanno allegramente reintrodotto i controlli alle frontiere – ha aggiunto Juncker – ma domani ci verrà chiesto di rendere conto dei grandi costi economici che questa decisione comporta. Ci si chiederà allora che senso abbia una valuta unica in Europa se non e’ garantita la libera di circolazione dei cittadini”.
Lunedì era circolata, infatti, l’indiscrezione che la Slovenia e la Croazia potrebbero sospendere Schengen, con la reintroduzione dei controlli di documenti ai confini. Se l’Austria e la Germania decidessero effettivamente di limitare l’accoglienza dei migranti, infatti, il governo di Lubiana e quello di Zagabria sarebbero pronti ad adottare subito misure analoghe, inclusa la reintroduzione dei controlli di documenti ai suoi confini.
In realtà Vienna aveva ristabilito i controlli sulle frontiere già nel settembre scorso, e va verso un proroga della misura, e il governo di Hans-Werner Faymann non esclude che il provvedimento possa riguardare anche il Brennero, cioè la principale frontiera con l’Italia. In questo scenario ad altissima tensione, il dito resta spesso puntato contro la Germania di Angela Merkel, attaccata sia dentro sia fuori casa.
“L’Austria ha istituito di nuovo controlli temporanei alle frontiere a settembre, e queste misure sono in vigore da quel momento – ha sottolineato Karl-Heinz Grundboeck, portavoce del ministero dell’Interno austriaco -. La durata della proroga dipenderà dal comportamento degli altri Paesi”. Tutto ciò rientra comunque nel quadro regolamentare di Schengen, chiarisce Grunboeck, sdrammatizzando le tesi più apocalittiche che già preannunciano la fine dell’Ue.