Un applauso fragoroso, tra cori e sventolio di bandiere, ha accolto, al palazzetto dello sport di Locri, nel Reggino, l’ingresso delle formazioni dello Sporting Locri e della Lazio che si affrontano nell’11esima giornata del campionato di calcio femminile a cinque di serie A Elite.
La partita si svolge dopo le minacce che hanno portato alle dimissioni del presidente della società calabrese, Ferdinando Armeni. L’ultima, la più pesante, contenuta in un “pizzino” lasciato sulla macchina di Armeni in corrispondenza del seggiolone usato dal figlio di tre anni: “Forse non siamo stati chiari. Lo Sporting Locri va chiuso se non vuoi avere danni. Sappiamo chi solitamente si siede in questo posto”.
“Le ragazze di Locri hanno vinto. Siamo qui per questo e per dare solidarietà a loro e alla città. Questa collettività è vittima di discorsi che non c’entrano con lo sport”, ha detto Carlo Tavecchio, presidente della Figc, a Locri per l’incontro di calcio a 5 femminile tra lo Sporting, società la cui dirigenza si è dimessa per minacce, e la Lazio. “La Federazione – ha aggiunto Tavecchio – aiuterà lo Sporting a finire il campionato. Ma sono sicuro che non necessiteranno dei nostri contributi”.
Davanti al palazzetto dello Sport, poco fuori dalla città, si sono raccolte diverse decine di persone tra giornalisti, fotografi e operatori tv. Presenti per testimoniare la loro vicinanza anche alcune parlamentari tra le quali Lara Comi, eurodeputata FI, Enza Bruno Bossio, deputata Pd, e l’assessore al Lavoro della Regione Calabria Federica Roccisano. All’incontro assisterà anche il presidente della Figc, Carlo Tavecchio, accompagnato dal presidente nazionale reggente della Lega calcio dilettanti, Antonio Cosentino. Ad accogliere tutti il sindaco Giovanni Calabrese che si è preso in carico l’impegno di dare un futuro alla società, attraverso la ricerca di nuovi soci.
“E’ importante che oggi – dice Calabrese – lo Sporting scenda in campo per dare una risposta indipendentemente dalla provenienza di queste minacce. Questa vicenda mediatica ha messo in ginocchio per l’ennesima volta la nostra città, esponendola in termini negativi. Sono dispiaciuto per quello che è successo. Prendo atto che oggi ci sono tanti parlamentari ed esponenti politici che sono venuti qui magari a fare una passerella e a farsi, alla fine, una bella fotografia. Purtroppo, a riflettori spenti, ci saremo solo noi a gestire una situazione di grande difficoltà”.
“In ogni caso – aggiunge Calabrese – il messaggio che noi lanciamo oggi è quello di una Locri culla di arte e cultura. Certo mi guardo bene dal dire che qui la ‘ndrangheta non c’é: la ‘ndrangheta c’è e lo sappiamo tutti. Però questa città, i cittadini e l’amministrazione comunale hanno fatto di tutto per metterla ai margini anche grazie all’impegno dello Stato, dell’Arma dei carabinieri, della Procura e di tutte le forze dell’ordine. Questa è una città che non è più succube del potere mafioso. Adesso è necessario che non si spengano i riflettori sulle sorti della nostra comunità. Nessuno si è accorto che solo dieci mesi fa diecimila persone hanno manifestato per la salvaguardia del nostro ospedale. L’attenzione delle istituzioni è più che mai necessaria”.