Mafia, confiscati beni all’imprenditore Sciacca

di Redazione

Catania – La Direzione investigativa antimafia di Catania ha dato esecuzione a un decreto di confisca di beni per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro nei confronti di Antonino Sciacca, di 64 anni, già condannato per associazione mafiosa.

L’uomo è stato ritenuto inserito nella consorteria operante a Bronte e nei comuni limitrofi che fa capo a Francesco Montagno Bozzone e Salvatore Catania, ritenuti affiliati al clan Santapaola-Ercolano.

Nello specifico, Sciacca Antonino è stato già colpito – unitamente ai due figli Vincenzo e Signorino e ad altri indagati – da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nel 2004 dal Tribunale di Catania (Operazione di polizia denominata “Tunnel”), poiché gravemente indiziato del reato di cui all’art. 416 bis c.p., finalizzato alla commissione di delitti contro la persona ed il patrimonio.

In particolare, lo Sciacca, successivamente condannato dal Gup di Catania a 3 anni e quattro mesi di reclusione per associazione mafiosa (pena confermata nel 2012 dalla Corte di Appello di Catania) è risultato inserito nell’associazione per delinquere di stampo mafioso operante in Bronte e comuni limitrofi e facente capo ai pluripregiudicati Montagno Bozzone Francesco e Catania Salvatore, capi-cosca collegati al clan mafioso catanese dei “Santapaola-Ercolano”.

Gli accertamenti patrimoniali svolti dalla Dia di Catania sul conto dello Sciacca, ai fini dell’applicazione della misura di prevenzione, hanno evidenziato l’assenza di risorse lecite idonee a giustificare gli investimenti da lui effettuati e, nel contempo, una cospicua e generalizzata sproporzione tra i redditi dichiarati dallo stesso ed il patrimonio posseduto.

Con l’odierno provvedimento adottato a carico dello Sciacca è stata, quindi, disposta la confisca del patrimonio riconducibile allo stesso, al momento stimato in oltre 3 milioni di euro, composto da diversi rapporti bancari, da numerosi automezzi, da un’impresa operante nel territorio di Bronte e da beni immobili ubicati nello stesso Comune.

In particolare, l’impresa, denominata “Sicilia Inerti di Barbagiovanni Giacomina”, esercente attività di frantumazione di pietre e minerali vari, era stata oggetto, nel mese di giugno scorso, di attenzione da parte della Dia di Catania che, nell’ambito di un accesso svolto in materia di appalti, aveva rilevato, a suo carico, l’illecita realizzazione e gestione di una discarica abusiva di rifiuti speciali all’interno del Parco Regionale Naturale dell’Etna, nonché l’attività estrattiva abusiva di materiale vulcanico in località gravata da vincolo ambientale.

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