Sant’Arpino – I consiglieri Comunali Francesco Capone, candidato sindaco del raggruppamento, Elpidio Iorio, capogruppo, Caterina Tizzano, prima degli eletti dei candidati del Pd, sentono il dovere di “dare ai cittadini un chiarimento e far notare come, ormai, Sant’Arpino diventa sempre più il paese dei paradossi”.
Riceviamo e pubblichiamo:
I comunicati di queste settimane danno il senso di questa peculiarità tutta santarpinese. Il primo paradosso sta nel comportamento dell’ex assessore Iolanda Boerio, che apre le danze annunciando di aver fissato l’appuntamento dal notaio per la sfiducia al facente funzioni Zullo.
Orbene i cittadini, anche in considerazione dei toni solenni e perentori usati dall’ex assessore, da alcuni giorni trascorrono notte insonni chiedendosi: “cosa sarà mai questa sfiducia?”. Ma la cosa più bizzarra e paradossale è che, un tempo non lontano, Iolanda al solo sentir pronunciare la parola “sfiducia” inorridiva e sbiancando in volto accennava una perdita di sensi; mentre, al contrario oggi, per lei questa parola le procura gioia immensa, quasi come in una sorta di corrispondenza di “amorosi sensi”: qualcuno riferisce che complice anche l’atmosfera sanremese trascorre le giornate canticchiando: “sfiducia SI, sfiducia NO, andatevene a casa!”.
Ci rammarica tanto, in questo momento, rompere l’incantesimo e riferir a lei cosa sia effettivamente la “sfiducia” e per meglio farle capire le raccontiamo un fatto realmente accaduto.
A Sant’Arpino, paese di favole, frizzi e lazzi, alla vigilia del Natale 2013, il Sindaco appena rieletto incappa in una brutta vicenda giudiziaria finendo ai domiciliari per ben 5 mesi. In mancanza delle dimissioni del Sindaco, tutti si aspettano quelle dei consiglieri che sostengono la sua maggioranza. Un gesto dalla forte connotazione etica, morale e politica e, inoltre, necessario per ritornare immediatamente al voto (maggio 2014).
Purtroppo NESSUNO degli eletti di “Alleanza Democratica”, nell’unico momento in cui la parola sfiducia, attraverso la contestuale dimissione di tutti i consiglieri della ex maggioranza, aveva un senso, ebbe la forza e il coraggio di fare un gesto così nobile e profondo, di grande valore e significato etico, morale e politico, che avrebbe, sia pure solo parzialmente, cercato di mettere una toppa ad una delle pagine più brutte e vergognose della nostra vita politica.
E anche le nostre continue richieste di dimissioni, compresa la mozione di sfiducia, fatte quando MOLTI in consiglio e nel paese preferivano il SILENZIO, vennero respinte con argomentazioni pretestuose, fantasiose e surreali e ciò nonostante le pronunce dei diversi Tribunali che confermavano la fondatezza della vicenda giudiziaria.
In questo scenario deprimente, ai consiglieri di “Alleanza Democratica” sottolineammo che quella nostra richiesta di dimissioni aveva anche il senso di tutelare la dignità e l’onore politico degli eletti dal popolo, evitando loro il triste precedente dello scioglimento del Consiglio da parte del Presidente della Repubblica per le ben note ragioni giudiziarie.
Nulla, ma proprio nulla scosse in quel momento le coscienze di costoro ed inesorabile, ad aprile 2015, arrivò il decreto di scioglimento e, di conseguenza, il decreto di nomina (ai sensi dell’articolo 141 della legge sugli Enti locali) che affida alla Giunta e al Consiglio la gestione del Comune fino alla convocazione dei comizi elettorali, previsti per maggio/giugno 2016.
E come spesso accade, succede che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e cosa da non credere, il facente funzioni Zullo manda a casa gli assessori disantiani, rei, a quanto si sa, di non aver voluto firmare una delibera di costituzione nell’ennesimo processo intentato (e poi perso) dall’ex sindaco.
Un terribile affronto, che grida vendetta, e, come per magia, la Iolanda (e altri consiglieri dell’allora maggioranza) scopre tardivamente la dignità di gesti come “dimissioni” o “sfiducia”.
E, qui, consentiteci di chiarire che tale posizione tardiva, ingiustificata ed inutile, viene recuperata strumentalmente per un “regolamento di conti” all’interno della ex maggioranza di “Alleanza Democratica” e con l’unico obiettivo, moralmente e politicamente inaccettabili, di dare esecuzione ad una vendetta politica!
Ecco perché noi non ci prestiamo a questo gioco di “vendette in famiglia”. Ci saremmo volentieri turati il naso, se la sfiducia avesse significato elezioni e restituzione di una dignità etica e politica alla più alta istituzione locale. Ma è evidente che non è così, dal momento che una tale circostanza si sarebbe potuto verificare solo se la ex maggioranza, TUTTA intera, quando lo richiedevano in modo prepotente gli inqualificabili fatti accaduti, avesse avuto un sussulto di dignità, rassegnando le dimissioni e consentendo ai cittadini di andare SUBITO al voto. Se fosse successo, ora al comune non avremmo un facente funzioni, ma un nuovo Sindaco, che avremmo potuto già eleggere e che invece eleggeremo, insieme al Consiglio Comunale, tra pochi mesi.
Quanto al bizzarro comunicato dei due novelli “pinocchi”, Elpidio Maisto e Adele D’Angelo, abbiamo non poche difficoltà a definirlo sul piano politico.
Infatti, se è comprensibile l’ambizione/aspirazione di Maisto di candidarsi a sindaco (strategia condivisa e guidata da un’abile “volpe politica” del panorama politico del nostro paese, che ha fatto da “pontiere” tra Adele D’Angelo ed Elpidio Maisto), non è per nulla tollerabile che loro dicano menzogne al punto da inventarsi che il gruppo, di cui fino all’altro ieri erano parte integrante, avrebbe recentemente concordato una sfiducia.
Vorremmo dire ai nostri amici che “esiste un nesso inscindibile tra verità e democrazia perchè la menzogna inganna il cittadino sullo stato delle cose e quindi gli impedisce di esercitare efficacemente i suoi diritti politici. La verità sta alla democrazia come la menzogna alla sua assenza”.
E per questo se si può tollerare la loro scorrettezza nel firmare documenti con consiglieri di “Alleanza Democratica” senza parlarne e discuterne nel gruppo di appartenenza, non possiamo tollerare che si inventino storie completamente infondate.
Un confronto sereno e scevro da condizionamenti era stato avviato da noi, ma si è arenato anche per esigenze personali di qualcuno di loro e per seguire amministrativamente alcune decisioni in itinere.
E’ veramente paradossale che chi si è preoccupato di tener presente e tutelare legittime aspettative nel contesto di particolari esigenze amministrative, ora si debba trovare sotto accusa da parte degli stessi che avevano manifestato chiaramente che ci si doveva mantenere estranei nello scontro in atto nella vecchia maggioranza!
In quanto alle dimissioni di Andrea Guida, ci troviamo di fronte ad un caso di autentica schizofrenia politica, che si tenta di far passare per atto di coerenza. Lo sarebbe stato, se le dimissioni fossero state date al momento giusto e con le motivazioni giuste. Ora, sembrano, tali dimissioni, solo “il prezzo” politico da pagare per poter aspirare ad una possibile candidatura a Sindaco. Gli auguriamo un sincero “In bocca al lupo”!
Infine, e siamo al paradosso dei paradossi: ammettiamo che l’inutile sfiducia si possa concretizzare, ci troveremmo, laddove passasse, di fronte ad un caso giuridico, forse, senza precedenti in Italia: il Presidente della Repubblica dovrebbe emettere un nuovo decreto per sciogliere un consiglio comunale già sciolto. E’ possibile una cosa del genere? E se anche lo fosse, avremmo ottenuto che al Comune di Sant’Arpino, oltre al danno di una vicenda surreale e paradossale, si aggiungerebbe la beffa di una situazione al limite del ridicolo e con l’umiliante smacco di subire non uno ma due scioglimenti. Ma la cosa ancora più ridicola ed inutile di questa “sfiducia/dimissioni” e che non si cambierà di una virgola il processo già in atto delle prossime elezioni: i cittadini – sfiducia si, sfiducia no – non andranno a votare prima dei maggio/giugno prossimo.
E, allora, quali vantaggi per i cittadini? La nomina di un Commissario, per appena due mesi, e per i capricci di una vendetta e con tutti i rischi conseguenti in termine di riduzione degli spazi di democrazia e di partecipazione.
Un paese pregiudica la propria rispettabilità e perde in dignità non solo quando i politici mentono, ma anche quando i cittadini tollerano quelle menzogne!