Casaluce – Il pm antimafia Catello Maresca sarà ospite, giovedì 18 febbraio, del Comune di Casaluce e dell’istituto comprensivo “Beethoven” per la presentazione del suo libro “Male Capitale – La misera ricchezza del clan dei Casalesi”. L’appuntamento è per giovedì 18 febbraio, dalle ore 9, nell’aula consiliare.
Interverranno, oltre all’autore, il sindaco Rany Pagano e il dirigente scolastico Ida Russo con la partecipazione dell’orchestra della “Beethoven” che eseguirà la celebre “Libertango” di Astor Piazzolla, a simboleggiare la libertà anche attraverso la musica.
Dalla penna cui si devono il “Dizionario e l’Enciclopedia delle Mafie”, quello di Maresca è un libro onirico e insieme lucido, didascalico, capace di schiudere al pubblico segreti, rituali e filosofia dei più spietati clan della Camorra, e delle operazioni giudiziarie che li hanno condotti in carcere.
Accompagnato dalla mano abile di Nicola Baldieri, giornalista e fotografo, Maresca racconta la scoperta dei bunker del clan scoperti durante alcune delle sue operazioni più famose, come “Caccia al Tesoro” o “Zenit”, e l’arresto di Michele Zagaria.
I racconti risultano ancora più vividi grazie agli scatti di Baldieri che illustrano minuziosamente i bunker trovati sotto ai tetti in cui rubinetti d’oro e porte d’amianto vivevano insieme indisturbati, come due facce della stessa medaglia, che rappresentano da un lato lo sfarzo del clan e dall’altro la costrizione a nascondersi.
L’utilizzo di nomi di fantasia ma molto simili a quelli reali permette a Catello Maresca di usare un linguaggio incisivo e forte per coinvolgere gli adulti, ma allo stesso tempo anche semplice per indirizzare la lettura anche ai ragazzi, riuscendo comunque a descrivere con grande maestria il marciume che per tanti anni il clan dei Casalesi ha fatto dilagare in Campania.
Con l’esperienza del grande magistrato e la verve affabulatoria del narratore consumato, Maresca tratteggia una Campania dove nulla è come sembra: le parole scorrono lievi, tra perle di Labuan e cachemire, canarini e alligatori, e un “clan dei Caponesi” sospeso tra la cucina di casa e la Chicago degli anni Trenta.