Primarie, Petteruti: “Il Pd affetto da endemica schizofrenia”

di Redazione

Caserta – Tempo scaduto: oggi inizia formalmente la campagna per le primarie indette dal Pd che si terranno il 6 marzo. Inizio, sì ma con riserva: c’è la questione aperta dalle associazioni e liste pro-De luca, che minaccia di stravolgere il programma sin qui coltivato.

Approssimazione e pressappochismo, frutto di una endemica schizofrenia interna del maggior partito del centrosinistra, ancora retto da un segretario provinciale residuale che conta (ha sempre contato) quanto il due a briscola e da una segreteria cittadina il cui unico ornamento è la grazia di colei che la rappresenta, consegnano alle primarie una situazione confusa e approssimativa che la città (più attenta di quanto si creda a queste dinamiche) accoglie con scetticismo, anche memore di quale sorte abbiano avuto le primarie qui e altrove tenutesi, a partire da quelle casertane del 2006, le quali, voglio ricordarlo, videro grande partecipazione e designarono il vincitore finale, malgrado sconfessioni e tiri mancini.

Quattro i concorrenti in campo, nessuno neofita della politica, tre di provenienza Ds (o pre-Ds) uno, già esponente di spicco del centrodestra falchiano, in tempi successivi convertito al progressismo Pd, renziano della prima ora e  unico ad aver già sostenuto una competizione per l’elezione a sindaco (2011), che, con una visione strategica più aperta, avrebbe potuto vincere risparmiando alla città l’umiliazione del governo Del Gaudio.

Quattro che non rappresentano, per ora, una “Ditta” ma alcune delle sotto-Ditte  in cui si sfiocca il Pd, incapaci di capire che altro è la dialettica interna, indispensabile e irrinunziabile, altro è trasformare la vita politica in una guerriglia estenuante tra aspiranti capi bastone con rispettivi adepti, che disgusta i palati più fini, assottiglia le risorse elettorali e rende indispensabili alleanze che, se tardive, finiscono per essere solo pateracchi elettorali.

Il Pd ha i numeri? Sembrerebbe di no se alle Regionali, meno di un anno fa, rastrellò un misero 17,3% quando a Fi toccò il 23,8% e al solitario M5S un robusto 19,2%. Ma ai numeri ci pensa qualcuno? E a un nuovo appeal  da offrire agli elettori?  Con quali azioni, con quali risultati conseguiti nel corso della scorsa consiliatura su cui possa fondarsi una credibile ed alternativa proposta per la prossima?

E se agli imprevedibili M5S salta in mente di proporre un nome spendibile, sostenuto da un populismo forcaiolo che in una città ridotta all’osso troverebbe facile penetrazione? Il tempo per pensarci c’è ancora e le persone (per ora ) in campo hanno di certo le doti individuali (è sperabile che le abbiano valutate in un contesto più ampio delle mura domestiche), per affrontare non solo le primarie ma la tenzone elettorale, la cui prospettiva è quella che davvero interessa gli elettori e che li muove, se convinti che il materiale in esposizione lo meriti, a partecipare alle primarie.

Per questo, io credo, è necessario senza indugio far chiarezza con la questione della coalizione guardando bene in faccia le proposte e chi vi sta dietro. E poi, se in campo rimarranno più concorrenti, che si presentino come competitori, non come avversari.

Gli avversari stanno dall’altra parte e, benchè sfilacciato il Centrodestra e un po’ annebbiato l’M5S, sono sempre quelli che meno di un anno fa relegarono il centrosinistra, vittorioso in regione, a sconfitto in città con 12 punti di distacco. I quattro attualmente in campo, che si apprestano a muovere i primi importanti passi, devono riflettere al rapporto con la città, prima come partito, poi come individui e al male che ha fatto e fa al Pd e al centrosinistra lo spettacolo delle primarie in Liguria e quello che minacciano di offrire, ora, Napoli Milano e Roma.

Bene farebbero, prima di cominciare, a convocare e promuovere una partecipata Convention popolare, con ampia pubblicizzazione e mobilitazione, per spiegare alla città sì il loro pensiero, ma anche che competono non “contro” ma “per”; che vogliono essere il megafono delle istanze cittadine progressiste e che il giorno dopo le primarie vi sarà un unico Pd a combattere, giurando sul loro onore che stringono un patto per offrire tutti insieme, guidati da quello che sarà designato dal popolo o dalla coalizione (se nascerà come soggetto), una prospettiva seria a una città che anela a coltivare una speranza di buon governo, di rinascita spirituale e materiale che, crediamoci ancora, solo una compagine progressista può offrire agli elettori.

Nicodemo Petteruti

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