Addio a Umberto Eco: ecco i suoi più famosi aforismi

di Gabriella Ronza

Si è spento, nella tarda serata di venerdì 19 febbraio, lo scrittore Umberto Eco. Considerato uno dei più grandi intellettuali al mondo per l’inestimabile contributo nel campo della letteratura, della semiontica, della comunicazione e della filosofia, aveva da poco compiuto 84 anni.

Una carriera brillante: nato ad Alessandria il 5 gennaio del 1932, maturità al liceo classico, una laurea in filosofia, interesse verso l’estetica e l’epoca medievale, scrittore di successi a livello mondiale quali “Il pendolo di Foucault” e “Il nome della rosa”, ricevente di quaranta lauree honoris causa da università italiane e straniere e membro onorario di più di una decina di associazioni tra le quali la James Joyce Association e l’Accademia Nazionale dei Lincei.

Autore ironico, sempre riflessivo, critico anche severo verso la società odierna, ultimamente era balzato alle cronache per la sua affermazione sul mondo della rete. “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli” aveva affermato dopo aver ricevuto all’Università di Torino la laurea honoris causa in “Comunicazione e Cultura dei media”.

Per Eco la comunicazione web era un vero e proprio “dramma” perché promuove “lo scemo del villaggio a detentore della verità”.

Lo scrittore aveva sempre avuto uno sguardo lucido sul mondo e sulla cultura. Famosissime le sue regole sul “corretto uso dell’italiano”, sequela ironica e per niente pretenziosa di piccoli consigli per usare al meglio la nostra lingua.

Tra le tante regole si ricordano: “Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario” o ancora “Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso” o “Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione”.

Eco credeva poco nel potere degli aforismi, come aveva affermato anche nelle sue regole sul corretto uso dell’italiano, ma la grandezza di uno scrittore sta proprio nell’esprimere nel minor numero di parole possibile ampie riflessioni. Omaggiamo, quindi, Umberto Eco con una breve lista delle sue citazioni e dei suoi interventi più celebri:

– “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.

– “Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti”.

– “La decadenza dei costumi non sta in ciò che fanno Lady D e l’amante, ma nel fatto che i lettori paghino per farselo raccontare”.

– “Posso leggere la Bibbia, Omero o Dylan Dog per giorni e giorni senza annoiarmi”.

– “Gli intellettuali non risolvono le crisi, ma le creano”.

– “Tutti aspiriamo al meglio ma abbiamo imparato che talora il meglio è nemico del bene, e dunque negoziando si deve scegliere il meno peggio”.

– “L’italiano è infido, bugiardo, vile, traditore, si trova più a suo agio col pugnale che con la spada, meglio col veleno che col farmaco, viscido nella trattativa, coerente solo nel cambiar bandiera a ogni vento”.

– “Quando entra in gioco il possesso delle cose terrene, è difficile che gli uomini ragionino secondo giustizia”.

– “Nulla infonde più coraggio al pauroso della paura altrui”.

– “Nella grande saggezza c’è grande dolore e chi incrementa il proprio sapere incrementa il proprio dolore”.

– “Come non cadere in ginocchio davanti l’altare della certezza”.

– “La verità è una giovinetta tanto bella quanto pudica e perciò va sempre avvolta nel suo mantello”.

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