Caso Regeni, autorità egiziane: “Ucciso per vendetta”

di Stefania Arpaia

Il Cairo – Prosegue il giallo sulla morte di Giulio Regeni, lo studente italiano ucciso a Il Cairo di cui si persero le tracce lo scorso 25 gennaio.

Il corpo del ragazzo fu trovato privo di vita pochi giorni dopo la scomparsa. Inizialmente si è creduto che Giulio fosse rimasto vittima di un incidente d’auto o almeno così volevano far credere le autorità egiziane. A seguire l’ipotesi che il giovane fosse stato scambiato per un agente segreto. L’ultima tesi invece è che il ragazzo sia stato ucciso per vendetta.

Il ministero dell’Interno egiziano ha fatto sapere che le indagini sulla morte di Giulio evidenziano “varie possibilità, tra cui attività criminali o un desiderio di vendetta per motivi personali, soprattutto perché l’italiano aveva avuto molti legami con persone vicino a dove viveva e studiava”. Nel frattempo, emerge un particolare legato ai rapporti tra Giulio e l’università di Cambridge: il settimanale ‘Panorama’ racconta che mentre Giulio era impegnato al Cairo negli studi sul sindacalismo indipendente, una sua tutor manifestava a Londra contro la visita del presidente egiziano Al Sisi bollandolo come “assassino”.

Il comunicato del ministero dell’Interno ha fatto sapere che: “Le forze dell’ordine egiziane lavorano intensamente per scoprire le ragioni dell’omicidio e sono impegnate ad aggiornare la pubblica opinione egiziana e italiana sugli ultimi sviluppi alla luce degli stretti rapporti bilaterali. Qualcuno giunge a conclusioni e riporta voci riferite da giornali stranieri senza prove e diffonde informazioni false che intralciano le indagini”.

“La squadra sta interrogando ogni egiziano e straniero che abbia avuto contatti con Regeni per mettere insieme notizie sul caso – prosegue il comunicato – Nonostante gli investigatori non abbiano ancora individuato i responsabili o le ragioni all’origine del crimine, le informazioni raccolte danno per possibile ogni motivo, incluso l’omicidio premeditato e la vendetta”.

“Stiamo collaborando totalmente con la delegazione italiana, che è al Cairo per l’inchiesta sulla morte di Regeni perché sappiamo che le nostre relazioni sono molto importanti e non abbiamo nulla da nascondere – ha affermato l’ambasciatore egiziano a Roma, Amr Helmy, a Radio Anch’io – Una possibilità è che si sia trattato di un atto criminale e l’altra possibilità è che si sia trattato di un atto di terrorismo da parte di chi vuole distruggere le relazioni tra Egitto e Italia. E’ la prima volta nella storia dell’Egitto che a un team straniero consentiamo di venire in Egitto e questo indica come siano forti le nostre relazioni e come vogliamo cooperare pienamente con voi per scoprire chi ha commesso questo crimine. Aspettiamo le indagini”. 

Rimane comunque la sensazione che le autorità egiziane vogliano spostare l’attenzione su ambienti e persone lontane dai propri apparati di sicurezza.

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