Non è un momento felice per Carlo Cracco, che dopo aver cucinato in diretta tv i piccioni, è stato attaccato e denunciato dagli animalisti. Sì, perché chi non lo sapesse o nono lo ricordasse, i piccioni fanno parte di quelle specie di fauna selvatica protette dalla legge. Ma, incurante o forse troppo spavaldo, lo chef stellato ha pensato bene di rosolare il volatile e per giunta ha scelto di farlo alla televisione. Insomma, Cracco non si è fatto mancare nulla.
E a sporgergli denuncia ci hanno pensato gli animalisti che lo hanno accusato di violazione delle legge in materia di fauna selvatica”.
A firmare la denuncia, presentata alla Procura di Milano, è stato il presidente di Aidaa,Lorenzo Croce, che del noto chef dice: “Il fatto che vada in tv a presentare un piatto a base di carne di piccione, che è un animale protetto dalla legge nazionale ed europea, rappresenta un reato penalmente rilevante che non potevamo far finta di non vedere”.
Sul documento viene indicato il link al video in cui si vede Cracco, il 14 gennaio 2016, che presenta al pubblico di Master Chef, su Sky 1 HD, la sua pregiata ricetta. Croce precisa inoltre: “In merito al filmato inoltre intendo denunciato il signor Cracco Carlo per istigazione a delinquere avendo lo stesso con la diffusione di tale filmato criminoso istigato altri cittadini a compiere tali crimini in violazione delle normative europee e nazionali a tutela della fauna selvatica”.
I piccioni selvatici, secondo la legge, “non possono essere né catturati, né avvelenati, né sterminati”, si legge ancora nella denuncia, “né tantomeno uccisi o allevati a scopo culinario essendo fauna protetta dalla legge”. La palla passa ora ai magistrati milanesi, che dovranno decidere come procedere.
Intanto sul web la solidarietà allo chef è trasversale e qualcuno (il solitoGianluca Biscalchin, prolifico illustratore e giornalista enogastronomico) ha già pensato a sdrammatizzare con l’ashtag Je suis Craccò, con tanto di piccione a fumetti.
Una denuncia penale che per il momento, almeno fino a quando non sarà accertata la provenienza del piccione incriminato (molto probabilmente d’allevamento), sembra più intenzionata a cavalcare l’onda dei riflettori televisivi strumentalizzando la notorietà di Cracco, che veramente indirizzata a sensibilizzare sul tema della caccia alla fauna selvatica. Ora spetterà al tribunale decidere e, sicuramente, archiviare. Fa piuttosto specie che certe associazioni investano energie preziose non sulla loro attività core, bensì sulla ricerca di un poco edificante can can mediatico: è assolutamente ovvio infatti che il piccione in questione sia un piccione d’allevamento, impensabile che la produzione di Masterchef si sia messa a ricercare rara (e costosa) selvaggina allo stato brado, peraltro molto più difficile da lavorare, per imbastire una banale dimostrazione televisiva.
Le associazioni di cacciatori si schierano al fianco di Carlo Cracco come l’associazione Cacciatori Veneti che conferma la territorialità del piatto e il rispetto della legge offrendo a Cracco supporto “per dimostrare che non è stato commesso nessun reato, ma anche per dimostrare l’insofferenza che una parte sempre più preponderante di opinione pubblica nutre nei confronti dell’integralismo animalista la cui pericolosità pare essere fin troppo sottovalutata”.
Anche FederFauna ci tiene a precisare “che il piccione non è un animale selvatico (lo è invece il colombaccio), ma un animale allevato con passione anche in Italia. Carlo Cracco perciò, secondo la Confederazione, non ha commesso alcun reato, anzi, ha contribuito e contribuisce assieme ai suoi colleghi ad ogni puntata della trasmissione, a valorizzare le produzioni italiane animali e vegetali, base delle loro prelibate preparazioni. FederFauna ritiene quindi che la denuncia degli animalisti sia solo una strategia per avere visibilità, mezzo infallibile per poi chiedere donazioni, ma che mai porterà a un procedimento giudiziario.”