I ricollocamenti di migranti dall’Italia sono ancora “molto indietro” rispetto all’obiettivo di trasferire 39.600 rifugiati in due anni. A indicarlo è il rapporto della Commissione Ue, secondo cui finora dall’Italia sono stati ricollocati solo 279 migranti, con 200 richieste pendenti rimaste senza risposta. Per l’Ue, però, “il basso tasso” di ricollocamenti “è largamente dovuto ai limitati arrivi di migranti” con i requisiti per beneficiarne.
Al tempo stesso, secondo il rapporto europeo, “l’Italia ha compiuto oltre 14mila rimpatri di persone che non avevano diritto all’asilo nel 2015 e ha partecipato a 11 voli Frontex congiunti di richiedenti asilo respinti”, ma “questo resta insufficiente nel contesto di oltre 160mila arrivi” nello scorso anno. Il documento sottolinea quindi che se le strutture di ricezione sono “già ampiamente sufficienti” per i richiedenti asilo da ricollocare, sono invece “evidenti gravi carenze” di sistemazioni pre-rimpatri con solo 420 posti.
E davanti al bassissimo numero di ricollocamenti effettuato finora, il commissario Ue Dimitri Avramopoulos ha fatto sapere di aver “inviato una lettera a ogni ministro dell’Interno” dei 28 “con un messaggio chiaro: dobbiamo cambiare marcia ai ricollocamenti e le decisioni prese devono essere attuate immediatamente”.
Per quanto riguarda la registrazione delle impronte digitali per l’identificazione dei migranti, invece, nei due soli hotspot operativi in Italia (quello di Lampedusa e quello di Pozzallo), l’operatività “ha raggiunto un tasso del 100% per gli sbarchi più recenti”, con un progresso evidente dal 36% di settembre e dall’87% di gennaio. “Una volta pienamente operativi – sottolinea il rapporto – ci si aspetta che gli hotspot in Italia abbiano una capacità di registrazione di impronte di 2.160 migranti al giorno, ben al di sopra della media di arrivi di gennaio”.
Bruxelles, nel frattempo, ha dato il via libera alla riprogrammazione di 124 milioni di euro di fondi Ue già assegnati all’Italia, che ora potranno essere utilizzati per cofinanziare misure destinate al salvataggio in mare dei migranti. “Non ci sono piccoli passi quando si affronta la crisi dei rifugiati – ha spiegato la commissaria alle Politiche regionali, Corina Cretu – Ogni azione, ogni iniziativa sul terreno conta. E questa decisione mostra che siamo pronti ad essere flessibili con i Fondi strutturali per affrontare la situazione di emergenza. La Commissione è aperta a modificare i programmi legati ai fondi strutturali dietro richiesta dello Stato membro e stiamo già fornendo le necessarie informazioni su cosa possa essere co-finanziato da questi fondi”.
Se da una parte l’Ue viene incontro all’Italia, però, dall’altra arrivano i richiami: Bruxelles ha inviato a Roma (ma anche a Francia, Grecia, Lettonia e Slovenia) la lettera di “messa in mora”, secondo passo della procedura d’infrazione aperta a luglio 2013 perché l’Italia (e gli altri quattro Paesi europei) non ha notificato le misure con cui ha trasposto la direttiva del 2011 sui “residenti di lungo periodo” che estende le regole per prendere la residenza anche ai rifugiati. In base ad esse, chi ha l’asilo puo’ acquisire la residenza permanente esattamente come i cittadini dei Paesi terzi, dopo cinque anni di soggiorno legale.
Un altro richiamo è stato inviato a Germania, Estonia e Slovenia perché non hanno comunicato le misure nazionali con cui hanno trasposto la direttiva sulle procedure per l’asilo, che stabilisce procedure comuni per concedere o ritirare la protezione internazionale. Inoltre, contro la Germania la Ue procede anche per tardiva trasposizione della direttiva sulle condizioni di accoglienza, che stabilisce le norme di accesso all’accoglienza per i richiedenti asilo che attendono l’esame della loro domanda.