Napoli, arrestati rapinatori in trasferta a Milano

di Redazione

Napoli – Rapinatori napoletani a Milano, traditi dall’accento fatto sentire quando salutavano le vittime dei loro colpi. Tra loro anche un ex casellante dell’autostrada che ai carabinieri ha detto di aver agito perché lo stipendio non gli bastava.

I militari dell’Arma dei carabinieri hanno stretto il cerchio e arrestato i responsabili dei colpi avvenuti a maggio e giugno dell’anno scorso nel capoluogo lombardo.

In una nota si spiega che le azioni avevano fruttato nel complesso 200 mila euro. Gli investigatori hanno eseguito a Napoli e Torre del Greco quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip di Milano.

Agli autori delle rapine i militari sono arrivati partendo dalle riprese dei circuiti di video-sorveglianza degli istituti, da alcune impronte, raccolte dalla Sezione investigazioni scientifiche su entrambe le scene del crimine, e dalle testimonianze delle vittime.

I carabinieri hanno quindi identificato i malviventi, “trasfertisti” che, partiti dalla Campania con la vettura di proprietà, hanno raggiunto il capoluogo, dove hanno agito sempre a capo scoperto, confidando di non essere riconosciuti per la loro estraneità alla criminalità locale.

Non si sono mai preoccupati di nascondere un fortissimo accento campano e, in un’occasione, sono persino giunti a salutare le vittime, prima di andarsene, mentre venivano ripresi dalle telecamere della video-sorveglianza.

I carabinieri hanno ricostruito la dinamica dei “colpi” e il ruolo avuto da ogni indagato: mentre il “palo” rimaneva a vista sull’esterno, gli altri tre – si spiega in una nota – penetravano negli istituti pochi minuti prima della chiusura, intimidivano i dipendenti simulando di disporre di armi da fuoco, per poi rinchiuderli in bagno. Subito dopo svuotavano le casseforti, gli sportelli bancomat e si dileguavano a piedi, confondendosi tra i passanti del centro città.

Le indagini hanno documentato la presenza nel gruppo di una donna di 33 anni, che ha sempre avuto un ruolo di primo piano, imponendosi per la forte personalità sui tre complici, di età compresa tra i 51 e i 36 anni d’età, il primo dei quali ha ammesso di essere divenuto rapinatore, in quanto lo stipendio di casellante autostradale non gli sarebbe più bastato.

La “gang” è allo stato oggetto di ulteriori verifiche investigative per valutare l’eventuale responsabilità in merito ad altri, analoghi episodi criminali.

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