Padoan a Ue: “Politica più flessibile, rispetto delle regole”

di Stefania Arpaia

Roma – Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha incontrato il politico britannico George Osborne all’Aspen chiedendo, da parte di tutto il Paese, “una gestione della politica fiscale più flessibile in base a regole che l’Europa ha stabilito”.

“Ci auguriamo che la risposta sull’ammissibilità delle nostre richieste sia sciolta presto per evitare di continuare ad avere un’incertezza che non aiuta la crescita – ha spiegato – L’impostazione di politica economica del governo quest’anno e negli anni successivi non cambia, e punta su riforme strutturali e investimenti pubblici che permetteranno di utilizzare le clausole di flessibilità”.

“L’Italia – ha aggiunto – chiede entro i margini di utilizzarli, non chiede nulla di incompatibile con quelle regole. L’Italia non chiede ulteriore flessibilità, non stiamo chiedendo nulla di nuovo rispetto a quanto previsto dalla legge di stabilità. Deve esserci compatibilità assoluta tra la politica economica e la tenuta dei conti pubblici: il deficit si riduce e da quest’anno comincerà a calare anche il debito”.

Poi, in merito alle banche ha dichiarato: “Permettetemi di sollecitare il nostro sistema bancario e finanziario ad approfittare di una Ue più forte e integrata. La capital market union è una grande opportunità per il nostro Paese e per il nostro sistema bancario per adeguarsi alla nuova dimensione europea”.

Il Presidente della Commissione, Jean Claude Juncker, ha commentato: “È giusto che la Commissione esamini i bilanci degli Stati come previsto dai Trattati. Svolgerà il suo ruolo senza seguire stupide politiche di austerità. Le flessibilità sono ampiamente sufficienti da permettere bilanci che comprendano il rispetto delle regole”.

Intanto, l’Italia ha dato il suo ok all’accordo sui tre miliardi per i profughi in Turchia nel corso della riunione degli ambasciatori dei 28 a Bruxelles. Nello sciogliere la sua riserva tuttavia, Roma “si attende che la Commissione Ue usi un approccio coerente non prendendo in considerazione ai fini del calcolo del deficit l’intero dei costi sostenuti dall’Italia dall’inizio della crisi in Libia”. Questo quanto si legge in una dichiarazione allegata alla decisione.

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