Napoli – I medici scendono di nuovo in piazza a Napoli per la ‘Vertenza Salute al Sud’ e rilanciare lo sciopero programmato per il 17 e il 18 marzo.
Intanto, i sindacati rivendicano i punti del manifesto per la #buonasanità. “Non intendiamo – sottolineano – essere spettatori passivi del declino inesorabile della sanità pubblica, sottoposta a continui e pesanti tagli che già peggiorano i dati di salute, tornano a chiedere al Governo di investire sul sistema sanitario pubblico, volano di una filiera produttiva che oggi vale 11 punti di Pil, a partire dalla valorizzazione del suo capitale umano”.
Sabato mattina i sindacati si sono riuniti alla Stazione marittima di Napoli, alla presenza delle delegazioni delle principali organizzazioni in rappresentanza dei camici bianchi, dipendenti e convenzionati, liberi professionisti e specialisti ambulatoriali, pediatri, veterinari, dirigenti sanitari.
“L’appuntamento a Napoli ha riscontrato un ottimo successo, siamo oltre mille nella sala convegni della Stazione marittima -spiega Costantino Troise, segretario dell’Anaao-Assomed, sindacato della dirigenza medica, che sottolinea: “La situazione della sanità al Sud è paradigmatica di quello che potrebbe succedere in Italia nei prossimi anni: un luogo dove il diritto alla salute è spesso negato e messo in discussione. I dati dell’Istati di ieri con il picco di mortalità nel 2015 sono emblematici di ciò che sta accadendo nel Paese. Quando si colpisce il welfare e il sistema salute dei cittadini la qualità della vita scende. Oggi – prosegue Troise – c’è un 10% della popolazione che rinuncia alle cure non finisce per indebitarsi per andare dal privato. Chiediamo al Governo delle risposte e quale modello pensa di scegliere perché il tempo dell’attesa è finito”.
Napoli è la prima tappa di un ‘mini tour’ dei sindacati dei medici che poi saranno a breve a Firenze e Milano. “Giovedì scorso abbiamo avuto un incontro con il ministro della Salute, Lorenzin – ricorda Massimo Cozza, segretario Cgil Medici – dove si è parlato di varie tematiche: il tesoretto annunciato dal ministro di 2 miliardi che dovrebbero essere investito nel personale e nell’accesso ai farmaci innovativi, del precariato e del contratto dei medici. Da parte del ministro c’è la buona volontà – conclude Cozza – ma ci deve essere anche l’impegno del Governo, in particolare del Mef. Altrimenti le promesse rischiano di rimanere solo sulla carta”.