I diritti umani dei detenuti, forum al Consiglio Regionale della Campania

di Redazione

Napoli – Come garantire una dignità che deve essere propria degli esseri umani anche all’interno degli istituti penitenziari italiani? Questo uno degli interrogativi che ha portato il forum nazionale dei giovani a istituire un gruppo di lavoro sulla situazione carceraria ed a elaborare un report che sarà presentato in tutta Italia nei prossimi mesi.

Il primo appuntamento di questo tour si è tenuto nella sede del Consiglio regionale della Campania, alla presenza del presidente del consiglio regionale Rosa D’Amelio, dei consiglieri regionali Gianpiero Zinzi, Enzo Maraio e Bruna Fiola, dei componenti del gruppo di lavoro Luigi Iorio e Virgilio Falco e della Garante dei detenuti, Adriana Tocco.

“Nell’ultimo decennio”, afferma il coordinatore del gruppo di lavoro, l’avvocato Luigi Iorio, “l’aumento della popolazione penitenziaria italiana ha generato un forte sovraffollamento degli istituti di pena che ha contribuito ad un notevole deterioramento delle qualità della vita dei detenuti, già provati per le condizioni di limitata libertà. In un passato recente in una cella, dove sarebbe previsto il soggiorno di soli due detenuti, ve ne alloggiavano normalmente sei e, nel peggiore dei casi, otto. Questa condizione ha favorito il proliferare di malattie, una vera e propria emergenza sanitaria anche per tutti coloro che vivono e lavorano in carcere. Situazione che ha visto condannare l’Italia dalla Cedu”.

“Nell’ultimo periodo – continua Iorio – le cose sono certamente migliorate. Il sovraffollamento carcerario degli ultimi decenni ormai sembra attenuato anche grazie agli interventi recenti del ministro della giustizia Andrea Orlando e dall’intervento dalla suprema Corte costituzionale che ha cassato una legge restrittiva come la Fini-Giovanardi. Attualmente sono 52.846 i detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 49.504 posti a disposizione nei 195 carceri nazionali. Altro dato su cui ci siamo soffermati è sulla percentuale di stranieri sulla popolazione carceraria che è del 32 per cento. In Europa ci si ferma al 14 per cento. Altro capitolo, quello che riguarda i minori”.

“I detenuti presenti negli Istituti Penali per Minorenni al 28 febbraio 2015 sono 407, di cui 168 (il 41 per cento) stranieri. – spiega Iorio – Tra i detenuti presenti, 175 in attesa di giudizio, vale a dire circa il 43 per cento del totale. Infine vi è la spiacevole problematica legata alle mamme detenute. Ci sono bambini che scontano la pena insieme alle loro madri. Notizia positiva è la chiusura degli Opg, ospedali psichiatrici giudiziari istituiti in Italia a metà degli anni settanta con il fine di sostituire i vecchi manicomi criminali. Purtroppo però non tutte le nuove strutture denominate Rems sono funzionanti”.

Per il futuro, sottolinea Iorio, “occorre abolire il reato di immigrazione clandestina e intensificare la possibilità del rimpatrio dei detenuti stranieri nel proprio paese di origine. Serve poi sollecitare le regioni e i comuni capoluogo a nominare più celermente i garanti dei detenuti; prevedere delle attività formative all’interno delle carceri che offrano l’opportunità di acquisire competenze spendibili nel mondo del lavoro: si pensi semplicemente, ad esempio, all’insegnamento della lingua inglese o dell’informatica”.

“Dal punto di vista dell’esecuzione della pena – conclude il coordinatore – occorre porre l’attenzione sulla carenza di magistrati di sorveglianza, tale carenza limita i diritti dei detenuti e le loro istanze, materia di pertinenza del CSM, implementare la vigilanza dinamica, colloqui educativi e migliorare ancor di più le condizioni di vita dei detenuti come affermato nei motivi della sentenza Torregiani della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del gennaio 2013. Serve una nuova concezione dell’esecuzione della pena, orientata al rispetto della dignità umana, informata ai valori costituzionali e in linea con le risoluzioni internazionali migliorando la condizione di vita dei detenuti senza metterli in condizione di soffrire una doppia pena: quella sociale che si somma a quella penale”.

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