Alessandria – Quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere per i reati di estorsione e usura. L’operazione del nucleo investigativo del comando provinciale dei Carabinieri di Alessandria, denominata “Jackpot”, ha portato all’arresto, nella notte di mercoledì 2 marzo, di due dei quattro componenti della banda che ha colpito diversi imprenditori del territorio alessandrino, soprattutto del valenzano e del casalese.
Notifica in carcere per due di loro, Giulio Campana, 28 anni, e Antonio Campucci, 45, già arrestati in precedenza colti in flagranza di reato. Dalla notte scorsa si trovano in carcere anche Andrea Turco, 30 anni, e Luciano Medei, 39, titolare di una nota palestra alessandrina.
I quattro sono ritenuti responsabili di alcuni episodi di estorsione ed usura consumati in Alessandria e Casale Monferrato nell’arco temporale compreso fra l’agosto 2014 e il gennaio 2016.
In un primo episodio, che ha visto il coinvolgimento attivo di tutti gli indagati, un imprenditore orafo è stato costretto, con la minaccia di ritorsioni sulla base di vantati legami con la criminalità organizzata calabrese, a corrispondere denaro, preziosi e addirittura a vendere l’autovettura dopo il fallimento di una compravendita di gioielli fra terze persone, che lui si era limitato a mettere in contatto fra loro: nel caso, il malcapitato era obbligato a “risarcire” il mancato guadagno che la banda riteneva di poter ottenere a titolo di mediazione qualora l’affare si fosse concluso positivamente.
In altro contesto, un giovane imprenditore del luogo, notato su Facebook per l’elevato tenore di vita e l’attiva partecipazione ad eventi mondani, è stato prima contattato tramite social network e poi costretto a consegnare “se non voleva avere grossi problemi in Alessandria”, prima, denaro contante, poi, per una presunta “mancanza di rispetto” conseguente al negato prestito di un’auto, un televisore a schermo curvo ed un telefono cellulare I Phone 6S Gold per un danno complessivo di circa seimila euro.
Un’altra vittima, precisamente un imprenditore in difficoltà economiche che era stato avvicinato per un prestito di denaro, è stato costretto a restituire varie somme di denaro con interessi fino al 100% e, spesso, in tempi brevissimi. Per “convincere” le vittime di tali azioni, gli indagati non hanno avuto timore di agire in pieno giorno, “visitando” a domicilio, incuranti addirittura in un caso della presenza di due bambini figli della vittima che il padre stava accompagnando in un fast food.
Uno degli arrestati era solito mostrare alle vittime un video su You Tube in cui era riprodotto un vecchio servizio televisivo in cui un suo omonimo, di cui orgogliosamente dichiarava essere parente, veniva arrestato in quanto pericoloso esponente della criminalità organizzata calabrese.
L’operazione è stata denominata ‘Jackpot’ perché alcuni degli arrestati erano dediti compulsivamente al gioco delle slot machine dove erano soliti sperperare i denari estorti.