Trani – Dieci persone denunciate per reati in materia ambientale e paesaggistica, connessi all’esercizio delle attività estrattive nelle campagne tranesi e due siti sequestrati.
È il bilancio di un’operazione condotta l’altra mattina dai carabinieri della compagnia di Trani e del Noe di Bari, durante l’esecuzione di controlli effettuati nell’ambito della “campagna cave”, predisposta nel territorio della Regione Puglia, al fine di verificare la rispondenza delle attività estrattive a canoni di legalità, nonché l’efficacia delle misure adoperate per recuperare le aree interessate dalla coltivazione delle cave, compiuti con il concorso di personale dell’ufficio Attività estrattive regionale, dell’Arpa Puglia e dell’Autorità di Bacino. I controlli hanno riguardato diversi siti, nei quali, nel passato più o meno recente, è stata effettuata attività di estrazione di materiale calcareo e lapideo.
Pur riscontrando un generale stallo dei lavori, in due siti, entrambi posti all’interno e a ridosso dell’area di lama Paterno, a cavallo tra i Comuni di Trani e Bisceglie, sono scattati i sigilli con finalità probatoria: ben 60mila i metri quadrati complessivi sequestrati dai carabinieri.
All’esito delle rilevazioni, effettuate anche mediante l’ausilio di droni e conseguenti riprese foto e video geolocalizzate, è emerso difatti l’esercizio abusivo dell’attività, poiché svolta in aree non autorizzate, ovvero a ridosso del greto di un torrente occasionale sito in area sottoposta a vincolo paesaggistico e gravato da elevata pericolosità idrogeologica.
In una delle cave i carabinieri hanno di fatti accertato lavori molto vicini alla linea ferroviaria Bari-Foggia, fatto che di per sé – come accertato da ingegneri delle Ferrovie dello Stato intervenuti sul posto – pur non costituendo un pericolo attuale per la circolazione, di fatto impone la necessità di eseguire dei lavori di consolidamento, finalizzati a scongiurare il pericolo di instabilità nel lungo periodo.
In tutti i casi è stata infine rilevata l’esecuzione di attività di scavo a profondità vietate e tali da far affiorare acque di presumibile provenienza sotterranea. L’eventuale inquinamento della falda acquifera è oggetto di analisi qualitativa in corso d’opera.
Informata la Procura di Trani, i dieci denunciati, proprietari e conduttori dell’attività di scavo, dovranno ora rispondere, secondo le rispettive responsabilità, di attentato alla sicurezza dei trasporti, inquinamento ambientale, distruzione o deterioramento di habitat all’interno di sito protetto, nonché dell’esecuzione di opere in assenza di autorizzazione o in difformità ad essa.