Di Maio (M5S): “Don Diana ucciso ancora da Governo”. Bindi: “Inaccettabile”

di Redazione

Casal di Principe – “Caro don Peppe, ti hanno ucciso un’altra volta. Non sono stati i camorristi, ma premier, sottosegretari e ministri”. E’ la lettera che il vice presidente della Camera, Luigi Di Maio, ha deposto sulla tomba di don Peppe Diana, nel giorno in cui Casal di Principe celebra il sacerdote ucciso dalla camorra nel 1994.

“Il Governo Renzi – si legge – ha bloccato i fondi per risarcire i familiari delle vittime di mafia. Chi ha trovato il coraggio di denunciare la camorra non riceverà neanche il sostegno per le spese legali. Oggi è una passerella di ipocriti. A Palazzo Chigi hanno scelto da che parte stare, purtroppo non la tua”.

“Non trovo assolutamente opportuno il comportamento di Di Maio. – ha detto il presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi, anche lei in visita alla tomba di don  Diana – Si è dissociato dalle altre autorità visitando separatamente la tomba di don Diana, e rilasciando dichiarazioni che avrebbe dovuto fare nella sede adeguata per esercitare la funzione di controllo che spetta ad ogni parlamentare, che è il Parlamento e non la tomba di don Peppe”.

Sul caso interviene anche don Luigi Ciotti, patron di Libera: “La vicenda del blocco dei fondi per i familiari delle vittime dei clan va risolta con un’assunzione di responsabilità dei politici. Il seme gettato da don Diana con il suo sacrificio deve essere valorizzato anche se oggi sulla lotta alla mafia registro qualche successo ma anche tanti ritardi e compromessi”, ha detto il presidente di Libera, al cimitero di Casal di Principe rispondendo alle domande dei cronisti sulle parole pronunciate da Di Maio. “A don Peppe – ha aggiunto don Ciotti – dobbiamo tanto, perché è stato capace di far guardare i suoi fedeli verso il cielo senza però mai allontanarsi dai problemi terreni. Sull’esempio di don Peppe e sulla strada da lui aperta e tracciata con la sua morte sono oggi necessarie tre cose: in primis, la verità per i familiari delle vittime di camorra, che ancora oggi in grande maggioranza, non sanno cosa è davvero successo ai loro cari, quindi la trasparenza perché, come dice la Corte dei Conti, camorra e corruzione avanzano insieme e sono due facce della stessa medaglia; ultima necessità è una piena assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni, della politica ma anche dei cittadini”.

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