Napoli non trova pace per il caso “San Gennaro”. Nelle ultime settimane è scoppiata la polemica legata alla deputazione delle reliquie del santo. Da secoli, a occuparsi di “San Gennaro” e di tutto il mondo religioso e folkloristico che lo circonda è una commissione laica autonoma rispetto alla curia, presieduta, a partire dal 1811, dal sindaco della città. Tutto tranquillo, almeno fino ad oggi. Sì perché un decreto a firma del ministro Alfano ha dato nuove disposizioni, che determinerebbero un affiancamento ai discendenti delle famiglie nobili partenopee di ben 4 membri nominati dalla curia.
La questione ha sollevato un polverone di polemiche che non sembrano volersi esaurire. Nel merito è entrato anche il sindaco Luigi de Magistris che, per statuto, guida l’organismo laico. “Mi impegnerò – ha ammesso – per fare i necessari passi giuridici, amministrativi e istituzionali, affinché non ci siano strappi e si continui a lavorare per aprire una nuova fase, senza snaturare la storia che ci ha consegnato San Gennaro”.
“Nella storia – ha continuato ponendosi in contrasto con il decreto – si è trovata una straordinaria sintesi tra il momento laico e quello religioso, che viene rappresentato da San Gennaro che interpreta tutta la città, la Deputazione e la cappella”.
San Gennaro, tuttavia, prima di essere delle istituzioni è del popolo ed è proprio per questo che i napoletani hanno deciso di muoversi per inneggiare una protesta. Credenti spinti da spirito religioso e atei amanti delle tradizioni si sono dati appuntamento alle 15, davanti al Duomo per partecipare al flash mob nato sul web sotto il titolo di “Giù le mani da San Gennaro”. Dovrebbe esserci anche de Magistris, se non trattenuto da altri impegni, a sostenere i cittadini. I numeri, tra partecipanti annunciati e interessati, superano i settemila.
Mentre per la panolada allo stadio San Paolo, nell’anticipo di campionato tra Napoli e Chievo, prima dell’inizio della partita, le adesioni sono già sedicimila. Cifre che stanno preoccupando le forze dell’ordine. Nelle ultime ore sono stati frenetici i contatti tra la Digos e gli organizzatori della mobilitazione spontanea, nata per impedire l’attuazione del decreto del ministro Alfano.
Sulla questione è intervenuto anche il cardinale Sepe: “Per me questo è il tempo di tacere, poi ci sarà quello per parlare e parlerò molto”.
La manifestazione, alla quale hanno aderito numerosi movimenti identitari, di cittadinanza attiva e meridionalisti, oltre a una nutrita rappresentanza di portavoce parlamentari e regionali del Movimento 5 Stelle (è stata presentata anche un’interrogazione al ministro e al premier), tutti rigorosamente senza bandiere di partito o simboli che non siano quelli del santo, ha visto, dopo il raduno sul sagrato, i partecipanti (qualche centinaio per alcuni, duemila secondo altri) recarsi nel Duomo e legareal cancello della Cappella di San Gennaro dei fazzoletti bianchi, simili a quello sventolato dal vicepresidente della Deputazione quando viene annunciato lo scioglimento del sangue prodigioso.
Il rischio che il Duomo resti chiuso sarebbe stato, invece, del tutto scongiurato, anche perché sono previste due manifestazioni religiose tra il pomeriggio e la serata (alle 16 e alle 19) entrambe alla presenza del cardinale Crescenzio Sepe.
Una delegazione ristretta dei manifestanti ha raccolto i fazzoletti e li ha legati al cancello barocco che separa la Cappella dalla navata destra della Cattedrale, segno della separazione tra lo spazio laico, che appartiene alla città di Napoli, dallo spazio ecclesiastico vero e proprio.