Pescara – Le Fiamme Gialle del Nucleo Polizia Tributaria di Pescara, al termine di complesse attività di indagine delegate dalla Procura, tramite il pm Barbara Del Bono, hanno eseguito la misura cautelare personale degli arresti domiciliari, disposta dal gip Gianluca Sarandrea, nei confronti di S.P., residente a Montesilvano e titolare di uno studio di consulenza finanziaria a Pescara, indagata per rilevanti ipotesi di truffa aggravata.
Le indagini eseguite hanno fatto emergere una consistente ed articolata truffa perpetrata nei confronti di numerosi soggetti, quasi tutti titolari di attività commerciali, in stato di forte difficoltà finanziaria e/o senza merito creditizio, con sede in diverse regioni (Marche, Molise, Lazio, Toscana, Campania, Calabria, Puglia, Piemonte, Lombardia e Veneto), che si erano rivolti alla destinataria della misura restrittiva al fine di ottenere finanziamenti e/o contributi esteri a fondo perduto.
Per carpire la fiducia dei clienti, la professionista, con l’aiuto di altri soggetti, aveva formato un’articolata “struttura di facciata”, tanto da apparire come amministratrice di una solida ed affidabile struttura di intermediazione finanziaria capace di gestire rapporti con organismi creditizi esteri.
Il “biglietto da visita” era senz’altro molto convincente: ampio studio in un’elegante zona del centro cittadino, vistosa targa all’ingresso recante la dicitura “Intermediazioni Finanziarie e Contabilità” – indicazione abusiva mancando l’iscrizione della titolare nell’apposito elenco tenuto dall’Organismo degli Agenti in Attività Finanziaria e Mediatori Creditizi (Oam), ostentazione alle pareti degli uffici di numerosi attestati relativi a titoli di studio e lauree, sapiente utilizzo di titoli altisonanti, privi in realtà di valore ufficiale sul territorio nazionale.
A questo punto scattava la truffa: S.P., pur sapendo di rivolgersi ad interlocutori con disagi economici (molti risultavano già segnalati alla centrale rischi e quindi impossibilitati ad accedere agli ordinari canali del credito, fortemente indebitati verso privati o enti) e consapevole di avere difronte persone del tutto inesperte del campo dei finanziamenti, faceva sottoscrivere contratti, redatti in lingua inglese, con fantomatici istituti esteri ai malcapitati clienti, allettati dalle condizioni contrattuali vantaggiose prospettate, dai tassi d’interesse contenuti e dalla possibilità di restituire le somme ricevute in modo dilazionato nel tempo.
Al fine di consentire la positiva definizione della pratica e quale compenso per la prestazione professionale, l’indagata richiedeva ed otteneva il versamento di acconti fino al 4% dell’importo del finanziamento promesso.
Le indagini, sviluppate anche grazie alle denunce presentate da diversi soggetti truffati, hanno permesso di constatare che, a fronte delle ingenti somme versate a titolo di acconto, nessuno dei clienti ha ricevuto alcuna erogazione riferibile a qualsivoglia tipologia di finanziamento estero richiesto e che nessuno degli stessi ha ottenuto il rimborso degli acconti versati per l’asserita intermediazione.
Il complesso approfondimento documentale, l’esecuzione di accertamenti bancari e l’analisi dei conseguenti flussi finanziari, hanno consentito di rilevare come la professionista abbia posto in essere attività truffaldine nei confronti di 142 soggetti per l’ottenimento di finanziamenti esteri per oltre 300 milioni di euro, ricavando un illecito profitto di circa 331mila euro.