Piombino, confiscati beni a 50enne vicino alla camorra degli anni ’80

di Redazione

Piombino (Livorno) – Sequestrati e confiscati beni immobili e mobili a Giuseppe Ruocco, 55 anni, di origine campana, residente a Piombino. L’operazione è stata eseguita dagli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza di Livorno che hanno dato esecuzione a un provvedimento di sequestro e contestuale confisca, su disposizione del tribunale delle misure di prevenzione di Livorno.

Si tratta del primo provvedimento di applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale reale in provincia di Livorno, a riscontro di una crescente attenzione e sensibilità sul tema, promossa dal procuratore capo Ettore Squillace Greco, ai fini della sistematica aggressione dei patrimoni illecitamente costituiti. La gestione dei beni è stata affidata ad un amministratore giudiziario, dandone formale avviso all’agenzia nazionale dei beni confiscati.

L’attività investigativa ha consentito di ricostruire la “storia criminale” dell’uomo, che ha origine negli anni ‘80/’90, quando si rileva la sua vicinanza ad uno dei clan camorristici operanti nei comuni dell’hinterland napoletano, dedito soprattutto allo spaccio di droga e alle estorsioni.

L’uomo è stato più volte tratto in arresto, indagato in svariati procedimenti (per tentato omicidio, associazione a delinquere di stampo mafioso, strage, violenza carnale, traffico di stupefacenti, porto abusivo di armi, furto e rapina in concorso, per citarne alcuni, sebbene anche molto datati), nonché già sottoposto, nel 1993, alla misura della sorveglianza speciale per la durata di due anni.

Dagli accertamenti è emerso che Ruocco e il proprio nucleo familiare non hanno mai dichiarato redditi sufficienti a giustificare l’origine delle provviste necessarie all’acquisto dei beni mobili ed immobili posseduti né, tantomeno, sono stati in grado di giustificare la percezione delle somme utilizzate per il sostentamento della famiglia. Ancor più, le investigazioni hanno portato a riscontrare come il proposto abbia rilevato, nel 2013, un’attività commerciale pagandone quasi la metà in contanti, “in nero”, con banconote conservate all’interno di una busta e “maleodoranti”.

Da questi riscontri è stata formalizzata una segnalazione, nel secondo semestre del 2015, alla Procura della Repubblica di Livorno, per l’applicazione di misure di prevenzione, nei confronti dell’uomo, ritenuto socialmente pericoloso ai sensi della normativa antimafia, stante la rilevata sproporzione tra i beni posseduti, anche per interposta persona, e i redditi dichiarati, tale da far presumere che l’intera famiglia avesse, nel tempo, effettuato investimenti quasi esclusivamente mediante proventi derivanti dalle attività criminose dal medesimo commesse.

Pochi giorni fa il sostituto procuratore Massimo Mannucci del Tribunale di Livorno ha emesso il provvedimento con cui è stato disposto il sequestro e la contestuale confisca dei beni, formalmente in testa a coniuge e figli, ma effettivamente riconducibili all’uomo. In particolare, sono stati segnalati all’autorità giudiziaria per essere oggi sottoposti a misura un immobile in centro città di circa 140 metri quadrati, compresa la cantina (all’epoca acquistati dalla coniuge del proposto senza accendere alcun mutuo e in assenza totale di redditi dichiarati), un’attività commerciale a Piombino, due autovetture, tre ciclomotori nonché il saldo attivo del conto corrente utilizzato per la gestione dell’attività commerciale, per un valore complessivo stimato in circa 260mila euro.

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