Pompei (Napoli) – Pompei apre le porte di cinque domus, ma soprattutto dei loro giardini, in occasione dell’arrivo a Napoli, dopo Milano, della mostra ‘Mito e natura’.
Il percorso espositivo questa volta parte dagli scavi più famosi al mondo, che nella piramide costruita nell’anfiteatro ospitano una selezione di affreschi a tema, provenienti dal Museo archeologico nazionale di Napoli, in dialogo pane, semi e frutta provenienti dalle case pompeiane, per proseguire proprio al Museo dove si può ammirare l’affresco della tomba del tuffatore a Paestum, per la prima volta esposto in un luogo diverso da quello da cui proviene.
Bulbose fiorite, rose galliche, siepi di mirto e di tasso tornano a decorare la casa del Frutteto, i praedia di Giulia Felice, la domus della Venere in conchiglia, quella di Loreio Tiburtino e la casa di Marco Lucrezio in via Stabiana. Restauri strutturali e delle decorazioni, nonché il recupero del giardino, in queste abitazioni della zona orientale degli scavi sono stati resi possibili nell’ambito del Grande progetto Pompei. La casa del Frutteto e i praedia di Giulia Felice, in particolare, non erano aperti al pubblico dagli anni ’80.
“I giardini sono stati ricostruiti in maniera filologica, seguendo sia le indicazioni che venivano dalla paleobotanica sia quelle documentali – spiega il soprintendente di Pompei, Massimo Osanna – ma abbiamo mantenuto anche in parte la risistemazione voluta in alcuni di essi da Amedeo Maiuri”. E’ il caso, ad esempio, dei praedia, struttura complessa che si sviluppa lungo 5.800 metri quadrati, e che comprende una zona termale, oltre alla villa di lusso della gentildonna e ai locali che affittava a un oste.
Qui, nel giardino che prevede anche un canale e tre ponticelli, davanti al portico sorretto da insolite colonne di marmo a sezione rettangolare, si aprono pergolati e fontane bordate di ranuncoli e narcisi, mentre alberi da frutta spargono la loro ombra insieme ai cipressi piantati da Maiuri.
Nella domus di Marco Lucrezio, melograni e fiori circondano la nicchia e le statue (gli originali però sono al Museo) nell’ampia aiuola centrale. La mostra dura fino a giugno, ma l’apertura delle domus rimarrà stabile.